Scontro in Galleria: serrata a Sant’Ambrogio e parte il ricorso al Tar

Ed è guerra aperta. I 70 commercianti della Galleria Vittorio Emanuele si preparano ad andare in trincea contro Palazzo Marino. Con una minima riserva: la tregua è stata prorogata fino a oggi a mezzogiorno, per un ulteriore incontro. Si è conclusa, infatti, con una fumata nera la riunione di ieri tra i dirigenti di Palazzo Marino, il delegato per il territorio dell’Unione del Commercio Giorgio Montingelli, la presidente dell’associazione «Il Salotto», che riunisce gli esercizi della Galleria, Rosanna Galli, l’assessore al Demanio Gianni Verga: una riunione tormentata, durata oltre tre ore e conclusasi con un nulla di fatto. All’ordine del giorno la delibera che impedisce la possibiltà di subentro e rivendita delle licenze ai negozianti della Galleria. D’ora in poi quando un commerciante vorrà chiudere, dovrà restituire la licenza al legittimo proprietario, il Comune, che provvederà a riassegnarla. Un danno stimato intorno ai cento milioni di euro complessivi, inestimabile, invece, la possibilità di assicurare un futuro a sé e ai propri figli. Prevista per oggi una mediazione tecnico-giuridica: con una delibera si rimetterà a tre giuristi super partes la valutazione sulla legittimità della rivendita delle licenze.
«Sembra che ci sia la volontà politica - è il commento di Giorgio Montingelli - ma non quella tecnica, di risolvere la questione. Diverse le ipotesi sul tavolo, dal lodo arbitrale, cioè la rimessa della questione a una valutazione di legittimità da parte di avvocati super partes, ma questo non farebbe che anticipare il giudizio del Tar, alla modifica del testo per ottenere una delibera transitoria. Noi pensiamo che quella delibera sia ingiusta e approvata in modo superficiale. Intanto - conclude Montingelli - ci prepariamo a ricorrere al Tar chiedendo anche ai consiglieri dell’opposizione di votare una delibera contraria. E il 7 dicembre alle 17 abbasseremo le serrande».
Dopo l’incubo del Sant’Ambrogio scaligero, con la Prima - notizia di ieri - ancora in pericolo, adesso a far fare brutta figura a Milano davanti al mondo, commissari del Bie e presidente della Repubblica compreso, ci pensano i 70 negozianti che hanno preparato tutto: i negozi saranno listati a lutto e tutti esporranno, dalle serrande abbassate, un tetro cartello, che suonerà ancora più funereo nel buio della Galleria: «Il Comune delibera la morte del piccolo commercio e delle botteghe storiche in galleria e portici. Grazie giunta Moratti». Non solo serrata, che sarà ripetuta per altre ricorrenze pubbliche importanti, i commercianti hanno deciso di picchettare l’ingresso in galleria con una catena umana.
«Sono 26 anni che lavoro in galleria, ho ipotecato anche la casa per poter ristrutturare il negozio - commenta furibonda Rosanna Galli, presidente del Salotto - e adesso vogliono impedirci di dare un futuro ai nostri figli o una pensione per noi. In corso Vittorio Emanuele, in piazza di Spagna a Roma e in piazza San Marco a Venezia i commercianti sono liberi di rivendere le licenze. Il Comune ha rotto un accordo che avevamo fatto l’anno scorso, grazie alla nostra collaborazione, e che già metteva dei paletti alla cessione d’azienda».

Non vuole commentare Gianni Verga, autore della delibera, che prevede anche l’aumento dei canoni di affitto. Interlocutoria la posizione di Tiziana Maiolo, assessore alle Attività Produttive: «Spero ancora che si trovi un accordo, che deve essere però di tipo politico e non tra avvocati, come mi sembra che stia avvenendo».

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