Scontro tra «Il Giornale» e la Cei Berlusconi: «Si rispetti la privacy»

RomaIl giro di telefonate inizia nella tarda sera di giovedì, quando la prima pagina del Giornale ha ormai fatto capolino nelle rassegne stampa televisive. Con Gianni Letta che si mobilita subito, attivando tutti i suoi canali Oltretevere. Una mediazione, quella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, andata avanti tutto ieri, mentre la notizia della condanna per molestie di Dino Boffo, direttore di Avvenire, faceva il giro delle redazioni e dei Palazzi della politica non solo italiani.
A Palazzo Chigi, dunque, la mattinata è piuttosto convulsa. Perché quello che all’inizio è uno scontro giornalistico - fa subito presente Letta ai suoi interlocutori - rischia di trasformarsi in un caso diplomatico tra governo e Santa Sede. Se l’editore del Giornale è infatti il fratello del premier, Paolo Berlusconi, quello di Avvenire è la Cei, la Conferenza episcopale italiana. E Boffo non è solo il direttore del quotidiano dei vescovi ma anche uno degli uomini più influenti della Chiesa. Così, mentre infuriano le telefonate, il primo a intervenire sul caso è proprio il diretto interessato. Che si dice vittima di un «killeraggio giornalistico allo stato puro» e parla di «vicenda inverosimile, capziosa e assurda». Ma non entra mai nel merito degli atti giudiziari pubblicati su queste pagine. «Nessun killeraggio, ma solo la trascrizione di un documento del casellario giudiziario, cioè pubblico. E Boffo non smentisce nulla», ribatte il direttore del Giornale Vittorio Feltri. Passa meno di un’ora e dalla sala stampa del Vaticano arriva la notizia che la cena prevista a L’Aquila con il segretario di Stato Tarcisio Bertone e Silvio Berlusconi è annullata e che alla cerimonia della Perdonanza il premier non prenderà più parte. Per «evitare strumentalizzazioni», infatti, a rappresentare il governo delega il solo Letta. Una nota a cui dalla Santa Sede fanno seguire messaggi informali ma chiarissimi: il Vaticano non ha gradito la prima pagina del Giornale che viene considerato «un attacco gravissimo».
Mentre Boffo incassa la rinnovata fiducia della Cei, a Palazzo Grazioli si incontrano Berlusconi, Letta e Paolo Bonaiuti per fare il punto. Una riunione lunga due ore, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio più volte al telefono con Bertone ad assicurargli che della prima pagina del Giornale il premier non ne sapeva nulla. Berlusconi conferma e si dissocia pubblicamente. «Il principio del rispetto della vita privata - spiega il Cavaliere in una nota - è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti. Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e inveritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio».
Una presa di distanze netta che allenta di molto la tensione. E Letta ne ha una prima importante conferma nel tardo pomeriggio, quando a L’Aquila incontra Bertone con il quale si intrattiene per diversi minuti in una tenda della Protezione civile sul piazzale di Collemaggio. Ma un segnale importante era arrivato già qualche ora prima, quando era stato l’Osservatore romano a gettare acqua sul fuoco invitando a «non trascinare la Chiesa in polemiche politiche contingenti». «C’è chi vorrebbe una Chiesa sempre pronta a pubbliche condanne invece che alla cura delle coscienze», si legge sul quotidiano della Santa Sede. Che, evidentemente, ha posizioni diverse da quelle tenute negli ultimi mesi da Avvenire. A dimostrazione che forse non ha torto chi racconta di una certa divergenza di vedute tra la segreteria di Stato del Vaticano e la Conferenza episcopale.
A sera, dunque, Letta cerca di riallacciare i canali con il Vaticano dopo molte ore di gelo. D’altra parte, sono giorni che i rapporti tra governo e Santa Sede si erano andati facendo freddi. Colpa soprattutto degli affondi di Umberto Bossi che avevano causato qualche imbarazzo agli ambienti del centrodestra più vicini al mondo cattolico. Dopo le polemiche con la Lega e gli avvisi ai naviganti di Francesco Cossiga, insomma, la querelle sul Giornale è stata l’ultima goccia. Almeno fino alla presa di distanze di Berlusconi, quando finalmente Letta ha potuto ricominciare a giocare nel ruolo di «tessitore». Una partita, è ovvio, che andrà avanti anche nei prossimi giorni.
Intanto, mentre la giornata si consuma tra i ripetuti contatti tra Palazzo Chigi e Oltretevere, pure la politica si scontra sul caso Boffo. E non c’è solo l’opposizione - Franceschini, Bersani, Rutelli, Di Pietro e tutto l’Udc - a puntare il dito contro il Giornale. Anche nel mondo cattolico vicino al centrodestra, infatti, sono molti i critici. Dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi al sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella. Neanche uno, però, che entri nel merito di quanto riportato dalle carte del tribunale di Terni.

Salvo qualche eccezione se Daniele Capezzone se la prende con il «doppiopesismo». «Oggi - dice il portavoce del Pdl - sparano su Feltri ma nelle settimane passate hanno strenuamente difeso Ezio Mauro, Repubblica e L’Espresso».

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