Il professore Franco Enriquet, benemerito fondatore dellassociazione «Gigi Ghirotti», che da anni presta assistenza ai malati terminali e sostegno alla loro famiglie , ieri è uscito a testa alta e con il sorriso sulle labbra da palazzo di giustizia. Ne aveva ben donde. Perché il giudice Adriana Petri, interpretando la volontà dei genovesi (privati cittadini e istituzioni, politiche e non, come attestano le centinaia di «e mail» di solidarietà e di riconoscenza), ha prosciolto lencomiabile professionista dallinfamante accusa di detenzione di sostanze stupefacenti. Infatti, accogliendo la richiesta del difensore Massimo Boggio, ha respinto listanza di rinvio a giudizio del pm Francesco Pinto, decretando «il non luogo a procedere», perchè il fatto non sussiste. Assoluzione piena, avvalorata dal fatto dessere stata linsussistenza del reato riconosciuta dal procuratore capo Francesco Lalla, nelludienza preliminare svoltasi dinanzi al giudice. Soddisfatto lavvocato Boggio: «Finalmente è stato affermato quanto sostenuto a proposito della legittimità e correttezza delloperato della Ghirotti e di Henriquet».
Il «caso» nasce nellottobre 2005 quando, nel corso di una perquisizione alla Ghirotti, relativa ad altra vicenda, i carabinieri del Nas trovano in un armadietto due confezioni di morfina e cinque o sei di gardenale, sostanze utilizzate nellassistenza ai pazienti per lenire lo straziante dolore nella fase terminale (in effetti, nel sacchettino restituito dai parenti di un deceduto, per un errore degli stessi, tra i farmaci non utilizzati, verano quelli classificati come stupefacenti). «Il professore - disse subito Boggio, non era a conoscenza dellinvolucro, quindi non deteneva». Il pm Pinto, convinto del contrario, replicò: «Io non processo i santi, faccio il magistrato».
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