Scontro sulle spiagge tra Europa e governo: «Infranta la norma Ue» «No, porterà più soldi»

RomaÈ la cosiddetta «direttiva Bolkstein» a lasciare col fiato sospeso i 30mila titolari di concessioni di spiagge e arenili del Belpaese che ieri avevano gioito dopo la notizia del varo del decreto legge che modifica sostanzialmente il regime di concessione delle spiagge. L’articolo 12 della direttiva 2006/123/CE, emanata dall’allora Commissario Ue per il mercato interno, Frits Bolkstein, è stato infatti citato ieri a Bruxelles in riferimento al nuovo decreto con il quale si sostituisce l’attuale diritto di concessione delle spiagge demaniali con un diritto di superficie della durata di 90 anni. «Se le notizie di stampa verranno confermate - spiega Chantal Hughes, portavoce di Michel Barnier, Commissario Ue per il mercato interno - il provvedimento non sarebbe conforme con le regole europee». Ecco perché la Ue ha invitato il nostro governo a fornire informazioni dettagliate riguardo al provvedimento. Il motivo che ha provocato tanta «sorpresa» a Bruxelles è che tuttora pende una procedura di infrazione contro l’Italia che riguarda la concessione pubblica marittima di lunga durata (oltre sei anni di fatto rinnovata automaticamente). La concessione - secondo Bruxelles - non può essere aperta a un rinnovo automatico né conferire un qualsiasi vantaggio a chi gode di una concessione scaduta. Tali principi si applicano - come recita la già citata direttiva Bolkestein - «anche alla concessione di autorizzazioni limitate nel numero a causa della scarsità delle risorse naturali disponibili come è il caso delle autorizzazioni per i servizi sulle spiagge pubbliche».
Con i suoi 7.375 chilometri di spiagge l’Italia non può considerarsi, tuttavia, a corto di questa risorsa naturale e turistica. Che, proprio grazie a quest’ultimo decreto può rappresentare uno strategico trampolino per la crescita di un settore, quello del turismo, tra i più importanti dell’economia italiana. Ed è questo lo spirito che ha guidato la mano del ministro Tremonti nel confezionare il decreto. «Questo diritto di superficie - aveva spiegato giovedì il ministro dell’Economia, nel corso della presentazione del Decreto Sviluppo - avrà un costo maggiore degli attuali canoni demaniali». «È arrivato il momento di valorizzare il turismo - concludeva Tremonti - a partire da quello sulle coste». La lunga durata della concessione permette infatti ai titolari di chioschi, stabilimenti balneari e altre strutture turistiche di investire con serenità. Il primo obiettivo, insomma, è dare certezze a imprese che occupano oltre 250mila persone a tempo pieno e un milione di stagionali.

«Tutti i malintesi con Bruxelles saranno chiariti - assicura Michela Vittoria, ministro del Turismo, presentando a Milano un piano di 36 mesi, dal costo di quasi 5 milioni di euro per la promozione e valorizzazione turistica del lago di Garda - inoltre verranno fugate tutte le preoccupazioni relative all’ambiente perché il decreto si muove nel pieno rispetto delle leggi che lo tutelano».

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