Ariela Piattelli
Non è un caso che registi del calibro di Wim Wenders abbiano dimostrato interesse verso il cinema asiatico. Vale la pena ricordare che quel continente fu la culla di uno tra i più grandi maestri del cinema, Yazujiro Ozu, a cui Wenders dedico il documentario «Tokyo-Ga».
Da domani al 27 novembre la capitale celebra «Asiaticafilmmediale» (allAuditorium-Sala Teatro Studio e alla Casa del Cinema), un festival sul cinema asiatico contemporaneo: previste proiezioni di film e documentari dal Giappone, Cambogia, Thailandia, Mongolia, Cina, Iran, Iraq e Afghanistan. Verranno presentati al pubblico in anteprima 4 film candidati allOscar come «Miglior film straniero»: «Blood and Bones» del regista giapponese Yoichi Sai (Auditorium, Mercoledì 23 alle ore 22), ambientato nel Giappone degli anni 20, con Takeshi Kitano nel ruolo di un emigrante coreano. Sempre con un occhio nostalgico al passato «The tin mine» (giovedì 24, Casa del Cinema alle 19) di Jira Maligool, ambientato nella Thailandia degli anni 50. «La grotta del cane giallo» (domenica 20, Casa del Cinema alle 22.30) secondo film della regista mongola Byambasuren Davaa (autrice di «Storia del cammello che piange»). Chiude «la rosa» dei candidati alla statuetta doro «Sex and Philosophy» (sabato 26, Auditorium alle 20.30) di Mohsen Makhmalbaf, un film-riflessione sullamore del regista già consacrato al successo con «Viaggio a Kandahar». Tra laltro Makhmalbaf terrà una lezione di cinema alla Casa del Cinema sabato 26 alle 12.
Nella sezione documentari presenti opere di registi italiani: «Xinjiang, nodo dellAsia» (venerdì 25, Auditorium alle 18) di Gaia Ceriana, un documentario che si snoda in due viaggi, uno nel presente, uno nel VI secolo, attraverso resti archeologici delle «città-ragno» in cui fiorì il buddismo ed il commercio sulla via della seta.
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