da Milano
Il «pallino» per i numeri si cela nel lobo frontale destro del cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori italiani dell'Università «La Sapienza» e della Fondazione Santa Lucia di Roma, chiarendo anche come fa il cervello a decidere se e quanto un numero sia più grande di un altro. La nostra «materia grigia», infatti, si serve di una linea virtuale (una sorta di righello immaginario) sulla quale i numeri più piccoli vengono immaginati alla sinistra di quelli più grandi. Nella nostra mente «proiettiamo» insomma un righello graduato, simile a quelli usati a scuola, per confrontare i numeri fra loro. Nello studio svolto presso il Centro ricerche di Neuropsicologia della Fondazione Santa Lucia, Fabrizio Doricchi e i suoi collaboratori della Facoltà di Psicologia dell'ateneo romano hanno per la prima volta individuato le aree cerebrali che consentono l'uso di questo «righello mentale numerico», localizzandole nel lobo frontale destro. L'indagine ha inoltre evidenziato che la capacità di confrontare quantità numeriche diverse dipende da quella di ricostruire mentalmente la collocazione degli oggetti nello spazio. Risultati che hanno valso allo studio italiano la pubblicazione su Nature Neuroscience.
Per il loro studio i ricercatori hanno esaminato alcuni pazienti con una lesione dell'emisfero destro, che tendono a trascurare tutto ciò che fisicamente o mentalmente è collocato alla loro sinistra. A tutti è stato chiesto di rispondere a semplici domande come, ad esempio: «Quale numero sta a metà tra 3 e 9?». Attraverso un'accurata procedura di localizzazione e misurazione delle lesioni cerebrali è stato osservato che solo i soggetti con problemi nel lobo frontale destro spostavano il risultato verso la cifra più grande collocata a destra, trascurando la parte sinistra dell'intervallo. Gli stessi pazienti mostravano inoltre gravi difficoltà nel ricordare semplici itinerari spaziali, ma non nel rammentare serie di numeri casuali. La ricerca effettuata presso il Centro ricerche di Neuropsicologia diretto da Luigi Pizzamiglio hanno potuto avvalersi dell'impiego clinico e sperimentale di sofisticate tecniche di visualizzazione del cervello, tra cui la risonanza magnetica cerebrale. A dire la sua sulle potenzialità della mente è intanto anche il quattordicesimo Dalai Lama, Tenzing Gyatso: «Scienziati di levatura mondiale mi hanno impartito insegnamenti di fisica subatomica, in cosmologia, psicologia e biologia. Sono state le nostre chiacchierate sulle neuroscienze, tuttavia, a rivelarsi particolarmente importanti». Inizia così il suo lungo intervento pubblicato in un lungo articolo apparso su The New York Times. Nel suo articolo, il Dalai Lama interviene sulle importanti interconnessioni fra scienza e religione e su come la meditazione possa influire sulle funzioni cerebrali, riferendo anche i risultati di importanti ricerche realizzati da diversi team di scienziati.
«Da quegli scambi di punti di vista - scrive il Dalai Lama - è infatti nata una valida iniziativa di ricerca, una vera e propria collaborazione fra monaci e neurologi, volta ad indagare in che modo la meditazione possa influire sulle funzioni cerebrali».
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