La giovane marocchina è ora su un letto di Niguarda. Ha gambe e bacino rotti e rischia la paralisi. Proprio per questo, non essendoci «pericolo di fuga», non è stata arrestata. Però sulla sua colpevolezza la squadra mobile diretta da Alessandro Giuliano sembra avere pochi dubbi: dopo aver scoperto che il suo «seduttore» era sposato gli ha teso un agguato, l’ha ucciso con un colpo al torace, quindi s’è gettata dalla finestra, nonostante il tentativo di trattenerla del fratello e di un vicino.
È proprio questa forse la scena più impressionante di una vicenda che si dipanata nei palazzi Aler di via Abbiati 3, a San Siro. Saida Mouflih, marocchina di 30 anni, ha appena finito di gridare tutta la sua disperazione, attraversa la casa e scavalca il balcone del terrazzino. Il fratello, 20 anni, svegliato dalle urla la rincorre e riesce ad afferrarla. La donna con le gambe penzoloni, si divincola. Un dirimpettaio vede tutto, fa in tempo e scendere, attraversare il cortile interno, salire le scale, affiancarsi al ragazzo nordafricano e tentare di tirar su la sorella. Ma con un ultimo strattone Saida riesce a liberarsi dalle mani dei suoi salvatori. Un volo di quasi dieci metri, un tonfo sordo, il sangue che si allarga sotto il corpo.
La notizia del tentato suicidio rimbalza alle centrali operative di polizia e 118, ma quando poliziotti e medici arrivano in via Abbiati si ritrovano un altro corpo coperto di sangue. È quello di Abdelkarim et Touizi, 46 anni, anch’egli marocchino. È steso sul pianerottolo del terzo piano, davanti alla porta di Saida. Un ferita mortale alla pancia, un coltello, appartenente alla casa dei Mouflih, a suo fianco. Il giallo dura poche ore poi via via la vicenda inizia a chiarisi.
La vittima, operaio, da anni regolarmente in Italia, abita con la moglie al quarto piano dello stesso edificio, Saida, per il momento ancora irregolare, in quello inferiore insieme con un fratello di 36 anni, sposato con due figli, muratore, regolare come il fratello minore, di 20 anni, studente. Tra i due quasi sicuramente c’è una relazione, tenuta nascosta ai famigliari della ragazza. Che infatti, interrogati dalla polizia riferiranno di non averlo mai sospettato.
Abdelkarim però è sposato, un particolare quasi sicuramente tenuto nascosto alla ragazza. Che viene a saperlo nel modo più brutale. Dopo un mese passato a casa, domenica 30 agosto il suo innamorato si presenta a casa insieme alla moglie, una marocchina di 28 anni. Per di più incinta. Una choc che deve aver devastato l’equilibrio di Saida sentita più volte minacciare la rivale: «Non sarà più tuo, non te lo riprenderai mai più». E ieri mattina alle 7.30 quando l’uomo scende le scale per andare al lavoro, lo affronta. Coltello alla mano. Dunque un agguato vero e proprio, premeditato. Non si sa se c’è un diverbio, un tentativo di chiarimento. La lama scatta, un colpo solo, mortale.
Abdelkarim scivola a terra, forse riesce a sfilare il coltello dalla ferita, quindi la morte. Lei urla, bussa alle porte, suona i campanelli, invoca aiuto. Poi infila con decisione la porta di casa, attraversa le stanze scavalca il parapetto.
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