Fedora Franzè
Letà del Grand Tour si allunga fino alla seconda metà dellOttocento. Ce lo dimostra lesposizione di pittura danese in corso al Vittoriano, una serie di paesaggi e di vedute urbane che regalano agli occhi una Roma dai toni terrosi e dalla definizione nitidissima; una campagna imbevuta di mito, dai contorni epici, ma pure scorci rassicuranti, figure di genere, una mite natura mediterranea dal ritmo lento e sonnacchioso. Dagli anni Venti alla fine degli anni Sessanta del XIX secolo lAccademia di Belle Arti di Copenaghen ha premiato i suoi studenti più meritevoli con borse di studio destinate a consentire loro di trascorrere due o tre anni a Roma, per completare il corso di studi come già duso per i colleghi inglesi e tedeschi. In realtà sin dal Cinquecento gli artisti danesi visitano la città o vi dimorano a lungo come nel caso dello scultore Bertel Thorvaldsen (1770-1844). Nel corso dellOttocento tuttavia la frequentazione si istituzionalizza, si costituiscono circoli danesi di lettura, si formano gruppi integrati di tedeschi e danesi al Caffè Greco e vere e proprie colonie alla scoperta della campagna romana; in alcuni casi gli artisti scandinavi restano tra di loro, come testimonia il pittore Frederik Vermehren, il cui «Pastorello» pur nella scontatezza del tema è trattato con grande delicatezza cromatica. Lestate torrida spinge gli artisti fuori città, presso i Castelli e fino ai Colli Albani. Sulla scia di Lorrain e Poussin e dei più prossimi artisti tedeschi che lo eleggono a meta privilegiata, Olevano Romano e Subiaco diventano luoghi familiari anche per i danesi. Molte delle opere eseguite sul posto e attualmente di proprietà di musei e collezioni danesi, regalano in questi giorni la possibilità preziosa di guardare luoghi vicini e noti trasformati in immagini pittoriche da altre immaginazioni, unaltra sensibilità alla luce, alle linee di contorno, alla classicità del rudere. Le stazioni della Via Crucis poste dentro il Colosseo da Benedetto XIV per salvaguardarlo dalle ruberie, sono interpretate da Eckersberg con nettezza di volumi e linee, con lacribia del reporter accurato che non vuole farsi sfuggire nulla e che - sappiamo dalla sua corrispondenza - registra e perfeziona en plein air ogni soggetto. La natura di Skovgaard è misteriosa, cupa anche quando il paesaggio è assolato.
Complesso del Vittoriano. Fino al 4 giugno. Orari: 9.30-19. Info: 06.6780664
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.