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Scordare il campionato Ancelotti vuole una notte da Milan

I rossoneri, negli ultimi cinque anni, hanno ribaltato tre volte lo 0 a 0 dell’andata. Torna Inzaghi. Kaladze bloccato da un’infiammazione

nostro inviato a Milanello

L’abitudine è una piccola garanzia. L’abitudine a vivere, una notte di Champions, sospeso sul filo d’acciaio teso dello 0 a 0 dell’andata, conta qualcosa. Se non altro aiuta e cementare la sicurezza di un gruppo minato da una stagione nata sotto gli auspici terribili di «calciopoli». I tre precedenti in materia, raccolti negli ultimi cinque anni della carriera continentale del Milan, fanno scuola. Tre volte il Milan tornò a casa con «il peggiore dei migliori risultati» (dixit Galliani), tre volte riuscì nell’impresa di qualificarsi: contro Lione, Ajax e Spartak Praga che non sono gli ultimi della fila. Adesso c’è il Celtic, incapace di vincere fuori casa (2 pareggi e 4 sconfitte lo score) ma accreditato di buona gamba e della necessaria pericolosità su calcio franco (Nakamura specialista) oltre che sui colpi di testa (attenti a Vennegoor). «Niente calcoli, dobbiamo giocare con sicurezza e convinzione, possiamo anche prendere gol ma poi dobbiamo passare il turno»: nelle parole suadenti di Carlo Ancelotti c’è tutta la filosofia del Milan che in Europa sembra un’altra squadra rispetto al campionato. Come confermano in modo puntuale i suoi numeri civetta: 8 gol segnati, 4 subiti. Vogliono dire, semplicemente che, turno preliminare a parte (2 successi su 2), i berlusconiani sono in grado di esprimere un efficace equilibrio tattico. E allora il Milan di stasera punta sulla tradizione più recente e sulla fama di squadra più vocata alla Coppa con le grandi orecchie che allo scudetto. Lo stesso Ancelotti, in un passaggio, lo attesta senza coltivare alcun dubbio. «Arrivare ai quarti è il nostro dichiarato obiettivo» sostiene lasciando per strada il dubbio che sia disposto persino a sacrificare il derby di domenica prossima pur di incassare i quarti di finale. Per questo e per altri cento buoni motivi, rispolvera il bomber d’ordinanza Filippo Inzaghi, l’uomo capace di raggiungere in classifica leggende come Puskas e Del Piero e di scontare nel frattempo una serie di acciacchi che ne mettono a dura prova la sua nota autostima. Non gioca dalla sera di coppa Italia contro la Roma, una breve e limitata apparizione contro la Samp, prima di lubifricare i muscoli e di dedicarsi, quasi completamente, alla Champions league. Chè ormai il campionato è terra quasi esclusiva di Ronaldo. Nonostante Inzaghi, Ancelotti non espone il suo Milan al tradizionale disegno tattico, piazzando Kakà tra le due linee e cercando dal talento di Seedorf, ricaricato a pallettoni dal gol al Chievo, le garanzie necessarie per piegare l’ostinazione degli scozzesi.
«Non esistono problemi, esistono soluzioni e sono state trovate da tempo». La frase di Ancelotti, presa in prestito da un noto collezionista di aforismi, serve ad allontanare da Milanello e anche dalla sfida di stasera (con 50mila biglietti venduti) gli incubi rappresentati dagli errori di Dida. Quelli del Milan fanno a gara nel difenderlo: l’allenatore, i suoi sodali, lo staff dei preparatori e persino il ds del Barcellona, Beguiristain, intervenuto pubblicamente sull’argomento manda a dire che «Dida non rientra nell’agenda tecnica della società». Una tiepida smentita che non cancella di certo le notizie circolate nell’ambiente circa il trasferimento: Dida, un certo giorno, da solo, e senza Damiani il suo agente, partì da Malpensa e si recò a Barcellona. Non certo in gita premio, par di capire. Su di lui deve sorvegliare il capitano, Paolo Maldini, al rientro.


Non ce la fa invece Kaladze, fermato da una infiammazione alla guaina del tendine di Achille. «Conseguenza del colpo preso a Udine», spiega Ancelotti per smentire così in modo netto le voci sulle abitudini discotecare del georgiano.

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