Scorta a Saviano dopo il libro anticamorra

Carmine Spadafora

da Napoli

Una scorta per il giornalista free lance - scrittore, Roberto Saviano, che lo seguirà come un’ombra, non solo a Napoli e a Caserta (dove vive), ma, durante tutti i suoi spostamenti, anche al di fuori della Campania. Saviano, 27 anni, è l'autore di «Gomorra», un best seller di successo edito dalla Mondadori, nella collana «Strade blu» (giunto in pochi mesi alla nona edizione). E nel libro viene descritta la forza criminale della camorra, una sorta di viaggio nell'inferno della Campania, dominata in lungo e in largo dai clan.
Questa tragica realtà, raccontata dal giovane scrittore, avrebbe provocato una ritorsione delle cosche, concretizzatasi con numerose telefonate intimidatorie, lettere contenenti minacce ma, anche, un isolamento ambientale, che forse rappresenta l'aspetto più inquietante della vicenda.
Quella che si dice «la goccia che ha fatto traboccare il vaso» della sopportazione mafiosa, è arrivata il 23 settembre scorso, quando, in occasione di una manifestazione anticamorra, tenutasi a Casal di Principe (Caserta), «santuario» della cosca di Francesco Schiavone (una delle più potenti della Campania), Saviano, dal palco lanciò i suoi strali: «Iovine, Schiavone, Zagaria, non valete nulla. Loro poggiano la loro potenza sulla vostra paura, se ne devono andare da questa terra», disse agli astanti.
Da quel momento un’escalation di intimidazioni allo scrittore. Così ieri mattina, dopo una riunione di coordinamento interforze, il prefetto, Renato Profili, ha deciso di adottare una «protezione ravvicinata nei confronti di Saviano». Ovvero una scorta, dunque, angeli custodi per lo scrittore che ha osato fare i nomi e i cognomi dei camorristi napoletani e casertani, quelli già in galera e quelli latitanti. Le stesse storie di camorra che tutti i giorni sono pubblicate dai quotidiani locali e nazionali.
Lucida la diagnosi che su questa vicenda, ha fatto il pm anticamorra, Raffaele Cantone, sostituto della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. «Non conosco gli elementi e, quindi, non posso pronunciarmi nel merito della vicenda ma, posso dire che, la criminalità organizzata e, soprattutto il clan dei Casalesi, ha interesse a lavorare sott'acqua».
Cantone, che ha svolto diverse indagini sui «Casalesi», ha poi ribadito che la cosca di Casal di Principe «vuole operare lontano dai riflettori» e che, «l'interesse dei boss è che si parli di loro il meno possibile». Per il pm anticamorra, nel caso in cui dovessero emergere dei collegamenti tra il clan e le minacce a Saviano, «vorrebbe dire che la vicenda ha reso la cosca più vulnerabile, inducendola a questa reazione».
Il pm ricorda che, in passato, l'organizzazione è ricorsa a minacce e talvolta all'eliminazione fisica degli onesti «come nel caso degli omicidi del parroco don Diana, massacrato nella sua sacrestia e del sindacalista Del Prete, che avevano denunciato la camorra casertana»
Tra i tanti messaggi di solidarietà giunti all'autore di «Gomorra» (politici di ogni schieramento, pubblici amministratori), vi è anche quello speciale del cardinale, Crescenzio Sepe. L'arcivescovo di Napoli ha detto che, «se insieme si sta facendo una battaglia per vincere certe situazioni è chiaro che poi si sia coinvolti tutti e che, nonostante tutto, non bisogna scoraggiarsi».
Prima di prendere possesso della Curia, il cardinal Sepe, si era recato nella «madre terra» della camorra di Scampia, per lanciare un segnale di riscossa alla gente di quel quartiere dimenticato dal comune e dalla regione.

«Bisogna far prevalere le ragioni della speranza», ha ripetuto più volte durante le sue visite pastorali nei quartieri del degrado e della mala a Napoli. E, dove la camorra comanda, la gente onesta lo definisce, «il cardinale anticamorra».

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