Politica

La scossa in Puglia: schiaffone a D'Alema

Il comunista Vendola stravince le primarie del Pd. Il risultato sconfessa la politica di D'Alema e del segretario di un partito che non c'è. Crolla il piano di alleanza con l'Udc di Casini

Alle elezioni regionali mancano due mesi ma già ci sono due sconfitti: il Pd del duo Bersani-D’Alema e l’Udc di Casini. Questo è il senso politico del risultato delle primarie del Partito Democratico che si sono svolte ieri in Puglia per la scelta del candidato governatore della sinistra. Ha vinto Nichi Vendola, comunista, presidente uscente e non voluto dai vertici del Pd. Ha perso Francesco Boccia, riformista, cavallo sul quale puntava la segreteria. E ha perso pure Casini che con Boccia si sarebbe volentieri alleato per tentare di battere alle elezioni il centrodestra.

Al di là degli effetti locali, le primarie pugliesi dimostrano due cose. La prima: il Pd non è ancora un partito e probabilmente non lo sarà mai. Non è guidato dai vertici ma, di volta in volta, è in mano agli umori della base. Questa schizofrenia, mascherata da democrazia interna, lo rende instabile e inaffidabile per qualsiasi accordo. Questo perché non è nato su un progetto politico chiaro e univoco ma su una necessità elettorale di tenere assieme più gente possibile per tentare di contrastare il centrodestra. La sua componente radicale (comunisti, verdi e movimentisti di vario genere) è ancora forte e in grado di condizionare una segreteria che a parole si sforza di essere moderata e riformista ma che in realtà è ostaggio della minoranza interna e dell’alleato Di Pietro.

Per questo motivo, ed è questa la seconda lezione che arriva da Bari, abortisce ancora prima di vedere la luce il progetto di alleanza tra Pd e Udc per battere Berlusconi. Se le primarie le avesse vinte il moderato Boccia, Casini si sarebbe presentato alle regionali pugliesi alleato della sinistra. Lui e D’Alema avevano definito questo accordo un «laboratorio politico» da ripetere poi in tutta Italia. Entrambi se ne tornano a casa scornati, come era ovvio a prescindere dal risultato di ieri. Ora Bersani ci spiegherà che il suo partito ha dato una grande prova di democrazia. Certo, lo aspettiamo il giorno del voto e, nell’improbabile ipotesi di vittoria di Vendola, nel dopo elezioni. La vendetta di D’Alema per lo sgarro ricevuto proprio a casa sua sarà tremenda. La resa dei conti inizierà già stamattina.

Politicamente parlando, Vendola è un morto che cammina.

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