Scritte d’odio, ora Rixi finisce nel mirino degli antagonisti

(...) Intorno al salotto buono di piazza delle Erbe, in vico Amandorla, campeggia un’altra scritta inequivocabile «Rixi merda». «Il fatto di essere l’unico politico nel mirino di no global e anarchici del centro storico - fa spallucce il capogruppo regionale leghista - significa che sono uno dei pochi ad occuparsi del centro storico. Essere minacciato, come lo sono le nostre forze dell’ordine non può che suscitare profondo orgoglio personale». Il tour continua in vico del Tempo Buono con: «Fasci okkio!». In via della Maddalena il classico «A.C.A.B.» (all cops are bastards). In via Cairoli, all’angolo con salita Dell’Oro: «Solidarietà agli anarchici».
In via Lomellini «Fuori i militari dalle città». In via delle Fontane, accanto alla sede dei «bravi ragazzi» di Indymedia, la globalizzata «A.C.A.B.» e poco più in là: «Via i militari dalle strade». Sulla facciata della sede della facoltà di Lettere, in via Balbi 4: «Noi la Diaz non la scordiamo». Risalendo da via Garibaldi, sotto al cartello di «zona vigilata» e della telecamera «miope» installata dal Comune: «Baise la Police». In vico del Duca, di fronte a Tursi, non è stata cancellata la scritta: «No ronde». In vico Dietro il Coro delle Vigne: «Tu non spegni il sole se mi spari addosso Carlo vive». E poi un po' di attualità dei cronisti dei tazebao dei carruggi: «È arrivato Nerone Roma brucia», «Quanto sono belle le città a ferro e fuoco» e «Roma 15 ottobre Carlo è vivo sbirraglia assassina!». Alla faccia di chi ancora vorrebbe far credere che i manifestanti sono soltanto pacifici, non violenti e spontanei. In via di Soziglia fanno gli psicologi: «Polizia e fascisti stessa gente stessa mente» e le minacce continuano: «Più sbirri morti». In vico Boccadoro, ancora il noglobal francese: «Baise la police», seguito dall'italiano: «Digos infami» e «Sbirri infami a morte». Mai fare un torto ai carabinieri. In vico S. Donato è stata resuscitata la scritta: «10, 100, 1000 Nassirya» e, in vico del Sale, c'è chi ricorda pure il giovane contractor genovese, assassinato barbaramente in Iraq: «10, 100, 1000 Quattrocchi». Sul muro della parrocchia di vico S. Giorgio: «Preti e sbirri fedeli nei secoli dei secoli», «Non sperare... spara...», «Contro la ronda bulloni e fionda», «prendete e lanciatene tutti» (accanto il disegno delle bombe molotov).

Gli unici muri rimasti intonsi dalle scritte vigliacche, sono intorno ai «bassi» dove vigilano le lucciole cantate da De Andrè e quelli del «ghetto» dove «esercitano» trans e travestititi. Con i «bravi ragazzi» non fanno come Scidone, Vincenzi e compagni. Quelli non scherzano. Paura, eh.

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