Cronaca locale

Lo scrittore e il fotografo immagini di un’amicizia

In mostra gli scatti che documentano 9 anni d’intesa umana e professionale tra Vincenzo Cottinelli e Tiziano Terzani

Barbara Silbe

Nove anni. Ecco quanto è durata l’amicizia tra lo scrittore Tiziano Terzani e il fotografo Vincenzo Cottinelli. Nove anni di incontri, di intese sul piano personale e professionale, di rispondenze e confessioni come quelle che si fanno soltanto davanti a una fotocamera, svelando se stessi nel modo più schietto possibile. La storia del loro legame è ora raccontata da un libro, edito da Vallardi, e da una mostra di immagini, aperta fino a venerdì alla galleria Grazia Neri di via Maroncelli 14, in omaggio allo scrittore scomparso un anno fa e ai suoi lettori sempre più numerosi.
«Incontrai Terzani nel settembre del 1995» - racconta Cottinelli, allora già affermato ritrattista di scrittori e intellettuali. «Lui presentava il libro “Un indovino mi disse”. Confessai di non sapere quasi niente del suo lavoro, di non aver letto i suoi libri, ma azzardai, rischiando grosso sulla sua suscettibilità, una somiglianza con lo stile di Kapuscinski. La sua faccia si illuminò con un sorriso e mi disse che quello era il più bel complimento che gli avessero fatto. Da quel momento mi guardò con occhi diversi, fu disponibile a farsi fotografare, diede il meglio di se». Terzani si mise in posa con le mani giunte e lo sguardo alla macchina che lo riprende: quello scatto si ritrova dietro alcune copertine dei suoi libri ed è proprio dopo quel primo incontro che lo scrittore nominò Cottinelli suo «fotografo di corte» (riferendosi alla casa di Delhi in India, dove viveva).
«Era un personaggio generoso ed egocentrico - confessa Cottinelli – Era un essere buono, generoso, sincero, umanista e, sopra ogni cosa, un pacifista infaticabile. Non faceva mai discussione, rifiutava le polemiche. Se una cosa non gli piaceva, senza parlare e senza farsi notare, si dileguava, spariva, mescolandosi al mondo, si allontanava da quello che lo infastidiva in una maniera tutta sua».
Cottinelli ferma col suo obiettivo molti istanti cruciali degli ultimi anni di vita di Terzani, diventando testimone della sua anima più vera: nel 1997 è invitato a Calcutta per il matrimonio del figlio Folco, e ingaggia con lo scrittore una specie di gara giocando a chi è il reporter più bravo per le vie affollate della metropoli indiana. È con lui a Orsigna, nel 1999 e nel 2002, nella sua casa-monastero, l’ultima che ha abitato; è alla finale del Premio Bancarella nel 1996, dove arrivò secondo. Terzani è invitato a casa Cottinelli a Brescia o al Festivaletteratura di Mantova nel 2002, fotografato davanti a una folla che ascolta i suoi discorsi contro la guerra in un momento vibrante di amore collettivo. E poi Firenze 2004, al matrimonio della figlia Saskia, dove la star è lui, il padre elegantissimo della sposa. «Mi chiamò il 21 maggio del 2004 – prosegue Cottinelli – sapeva di essere malato e di dover morire. Mantenne sempre una grande compostezza, anche nel dolore, estrema forma di rispetto per sé e per gli altri. Mi insegnò molto». «Questo è una specie di album di famiglia – conclude – è la storia della nostra complicità, ma anche un ricordo di un uomo speciale, solitario, vero, curioso, di uno scrittore e viaggiatore che gioca col mappamondo, studioso dell’Oriente antico e modernissimo».
La mostra «Vincenzo Cottinelli. Omaggio a Tiziano Terzani. Fotografie di un’amicizia» è a ingresso libero (9-13 e 14.30-18); informazioni 02-625.271, www.grazianeri.

com.

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