Cultura e Spettacoli

Scrittori in occhiali scuri, imparate dai bambini come si diventa creativi

nostro inviato a Mantova
Il re è nudo. Ve lo ricordate? Ecco, i bambini sono gente strana, se li portate a un festival letterario vedete per la prima volta certe cose che avete guardato senza vedere per anni. Vi può capitare di dover rispondere a domande del tipo: perché quello porta gli occhiali scuri anche di notte? E voi che dite a un bambino di sette anni? Che gli scrittori devono darsi un tono, che sono un po’ eccentrici, devono farsi notare dagli altri, se la tirano e quindi portano gli occhiali scuri anche quando il sole non c’è più Sono spiegazioni che non soddisfano un bambino, perché i bambini sono gente che quanto a stranezza battono gli scrittori due a zero.
E anche quanto a creatività, non ci sono paragoni. Bisognerebbe che gli scrittori invitati a Mantova partecipassero a qualcuno dei workshop o dei laboratori organizzati per i bambini: ne caverebbe storie, idee e ispirazione per una decina di romanzi. Invece gli autori se ne stanno in piazza delle Erbe a sorseggiare caffè e aperitivi, a farsi intervistare, e poi si spostano in piazza Sordello per continuare. Ai bambini e al loro mondo di storie fantastiche non degnano uno sguardo. Invece chi passeggia per Mantova con un bambino di sette anni scopre cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. Per esempio gli capita di varcare la soglia di Palazzo Ducale in cerca non certo della camera degli sposi di Mantegna ma dell’appartamento dei nani e di Capitan Bombardo, cattivissimo. Voi cadete dalle nuvole ma il bambino sa il fatto suo, l’ha letto in un libro di tal Gianni Rodari (lettura estiva della prima elementare... ) che ci sono dei nani che hanno sempre vissuto in un appartamento speciale del Palazzo Ducale, che poi sono scappati perché volevano crescere e che il capitano li cercava con il suo esercito.
Voi quel racconto non l’avete mai letto, o forse in prima elementare, chi si ricorda più. Comunque Rodari parla chiaro, non si può non andare a caccia dei nani. Le famigerate stanze a misura di nano (e di bambino) esistono ma l’appartamento non è visibile al pubblico per motivi di sicurezza. In verità non erano destinate ai nani di corte, come nel racconto di Rodari, ma erano stanze di meditazione e di penitenza. Catacombe destinate alla meditazione e alla penitenza del principe. Si intravedono attraverso una grata, ma a quel bambinone di Rodari bastò una sbirciata per costruirci sopra uno dei suoi racconti più belli. «Va Capitan Bombardo, riporta a tutti quanti che uniti pure i nani diventano giganti. La favola è finita noi ce ne andiamo via, di cuore salutiamo tutta la compagnia».

E se proprio lo volete sapere, di nani in giro ne abbiamo visti tanti anche noi.

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