Scudo per le alte cariche, ora spunta anche il lodo Pd

RomaDi lodi ce ne sono tanti e presto verranno al pettine. Come i nodi. Archiviato quello Schifani, bocciato anche quello Alfano dall’Alta Corte, è in arrivo la versione costituzionale Quagliariello-Centaro dello scudo per congelare i processi alle quattro massime cariche dello Stato per un mandato. Sarà reiterabile per una nuova carica «protetta», non rinunciabile perché si riferisce al ruolo e non alla persona e consentirà alle parti di rivalersi in sede civile con una corsia preferenziale. Il nuovo testo in 6 articoli potrebbe approdare al Senato lunedì 11 o comunque nella prossima settimana e nasce per superare le obiezioni fatte dalla Consulta.
A sorpresa, anche dalle fila dell’opposizione emerge un lodo, quello del Pd Enrico Morando, per introdurre una nuova e più ampia immunità parlamentare, sulla base di un testo bipartisan presentato dalla democratica Franca Chiaromonte e da Francesco Compagna del Pdl. Positivi i commenti del centrodestra, con Gaetano Quagliariello che annuncia: «Se l’opposizione andasse avanti su questo progetto di legge, la costituzionalizzazione del lodo Alfano potrebbe essere superflua». Peccato che la proposta del senatore Morando sembra non avere la copertura dei vertici del Pd, a cominciare dalla capogruppo Anna Finocchiaro e forse nemmeno dell’intera corrente migliorista in cui nasce. Malgrado gli avvertimenti dell’Idv, però, parziali aperture ci sono state e così questa proposta e trattative dietro le quinte di esponenti del partito di Pierluigi Bersani potrebbero facilitare il dialogo sulla riforma della giustizia.
Intanto, quelli della maggioranza vanno avanti con il loro piano. Lunedì ci sarà un vertice del Pdl a palazzo Grazioli per discutere dei vari provvedimenti in cantiere: legittimo impedimento, processo breve e lodo Alfano costituzionale. Ci saranno il ministro della Giustizia Angelino Alfano, i tre coordinatori Denis Verdini, Sandro Bondi e Ignazio La Russa, e i capigruppo. Forse, anche il premier Silvio Berlusconi. In settimana è prevista anche una riunione in Senato, presieduta dal capogruppo Maurizio Gasparri.
Il calendario parlamentare prevede che martedì 12 arrivi nell’aula di Palazzo Madama il «processo breve», ribattezzato dalla maggioranza «processo certo». Però, con radicali modifiche per superare i dubbi di costituzionalità. Oggi alle 13 scade il termine per gli emendamenti ma il relatore e il governo possono presentarli in qualsiasi momento. Se ne sta preparando uno maxi, probabilmente firmato dal relatore Giuseppe Valentino. I termini massimi per il processo (2 anni per ogni fase) non sarebbero applicati solo a quelli per reati con pene sotto i 10 anni, ma anche a quelli più gravi, allungando il tetto temporale a 3 o 4 anni. Inoltre, cadrebbe la riserva agli incensurati. E si modificherebbe la norma transitoria, per restringere l’applicazione ai processi in corso solo a quelli indultabili, per reati commessi prima del maggio 2006. Molto dipenderà da un eventuale accordo su altri provvedimenti.
Qui entra in gioco la proposta sul «legittimo impedimento»: entro lunedì saranno presentati gli emendamenti in commissione, martedì si aprirà la discussione e mercoledì si arriverà al voto. Il ddl bipartisan Vietti (Udc)- Costa(Pdl), sintesi dei 5 presentati, approderà nell’aula della Camera il 25 gennaio. Sarebbe una legge-ponte di massimo 18 mesi, in attesa del lodo Alfano costituzionale e fisserebbe tutti i casi in cui presidente del consiglio e ministri possono chiedere la sospensione del processo, anche per impegni continuativi che impediscono di partecipare alle udienze per 6 mesi.

Questo testo potrebbe togliere le castagne dal fuoco al «processo breve», bocciato dal Csm come un’«amnistia» per le ripercussioni su troppi procedimenti in corso e combattuto da fronti diversi sia dall’Associazione nazionale magistrati (in mobilitazione tra il 20 e il 27 gennaio) che dai penalisti dell’Ucpi (in sciopero lunedì 11). Insieme alla «scialuppa» Morando, sempre se fosse concreta, potrebbe aiutare a disinnescare il conflitto tra politica e giustizia.

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