RomaScudo fiscale «no problem» per coloro che verseranno entro il 15 dicembre prossimo limporto corrispondente al 5% dei capitali rimpatriati.
È quanto ha specificato il direttore dellAgenzia delle Entrate, Attilio Befera, intervenuto ieri al Mediolanum Market Forum. «Il momento fondamentale - ha spiegato - è quello del versamento. Tutti gli altri atti amministrativi necessari possono essere compiuti anche successivamente, in un ragionevole lasso di tempo». LAgenzia, perciò terrà conto delle «tematiche tecniche» connesse alla regolarizzazione dei beni oggetto dello scudo. «Il denaro non viene preso da sotto il materasso», ha aggiunto Befera.
Oggi o al più tardi lunedì dovrebbe essere pubblicata la circolare definitiva dellAgenzia sullapplicazione delle procedure. Tra i punti da chiarire restano i tempi per regolarizzare o smobilizzare asset illiquidi come le quote di fondi hedge e di fondi di private equity, oltre alle attività detenute tramite strutture interposte come i trust. Il provvedimento, tuttavia, ha unapplicazione più estensiva rispetto a quello analogo del 2002 e riguarda anche beni immobili. Inoltre mentre lo «scudo» di 7 anni fa prevedeva la sola regolarizzazione, questa volta per aderirvi è necessario il rimpatrio materiale.
Come regolarsi, quindi? Il «ragionevole lasso di tempo» del quale ha parlato Befera è da interpretarsi con il metro delle settimane. Non sarà possibile, ad esempio, aspettare che unobbligazione con scadenza 2013 arrivi al suo naturale compimento per portare il corrispettivo in Italia. Lo stesso discorso varrà quasi sicuramente per i titoli con minore liquidità rispetto ai bond. In questo caso, così come per gli immobili, potrebbero giungere in soccorso le banche e gli altri intermediari. Una volta presentata la dichiarazione di regolarizzazione e rimpatrio si aprirà necessariamente un rapporto con un istituto italiano. A questultimo andrà messo a disposizione un «equivalente» delle attività finora detenute allestero.
Discorso diverso è quello di uneventuale proroga dello scudo che nella prima versione del dl anticrisi avrebbe dovuto chiudersi il 15 aprile. Allo stato attuale il Tesoro non prevede dilazioni, ma è chiaro che se liniziativa fosse corroborata dal successo, ovvero dagli incassi per lerario, una simile ipotesi potrebbe essere considerata. Anche perché in tal caso sarebbero le associazioni, professionali e non, a richiedere al ministero di consentire ai «ritardatari» di mettersi in regola.
Befera non ha voluto sbilanciarsi in previsioni sullammontare dei capitali «scudati».
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