Roma

La scultura torna protagonista a Villa d’Este

Laura Gigliotti

Con la grande antologica dedicata a Pericle Fazzini, aperta fino al 30 ottobre, la scultura torna protagonista a Villa d’Este. È qui che sono esposte, insieme ai disegni sulla danza e agli studi preparatori, alcune delle sue opere più significative. Nelle sale rinascimentali i legni, le terracotte, i gessi, i bronzetti di persone e animali che modulano lo spazio, sparsi nell’incantevole cornice dei giardini all’italiana e delle fontane i grandi bronzi. Più di cento le opere selezionate da Giuseppe Appella (catalogo De Luca), che ripercorrono l’intero iter di Fazzini, dalle prime prove degli anni Venti agli anni Settanta.
Marchigiano, Pericle Fazzini (1913-1981) è figlio d’arte. Il primo a intuirne il talento è Mario Rivosecchi con il quale nel ’29 giunge a Roma. Nel ’33 con il bassorilievo «Uscita dall’arca» e «Donna nella tempesta», in mostra nel giardino, vince il concorso per il Pensionato Artistico Nazionale che gli assicura un mensile per due anni e l’uso di uno studio sul Campidoglio. La prima mostra, insieme all'amico Alberto Ziveri e a Giuseppe Grassi, è presso la galleria di Dario Sabatello a cui dedicherà un busto. Densa di significato l’amicizia con i poeti. Tramite Ungaretti conosce Marguerite Caetani che lo inserisce in una collettiva parigina dove il suo «Ritratto di Anita» viene acquistato dal museo Jeu de Paume. Espone alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Venezia, alle mostre di «Corrente», collabora a «Primato», «Documento», «Domus», al Fronte nuovo delle arti insieme a Leoncillo e Vedova. Il bassorilievo «La danza» viene acquistato da Malaparte per la sua villa di Capri. E poi le opere monumentali: la «Resurrezione» per la Sala delle udienze di Nervi, commissionata da Paolo VI, con il Cristo che risorge dall'orto del Getsemani sconvolto come da un’esplosione nucleare, è fra le imprese più complesse della sua attività artistica.
Da ricordare i ritratti di amici artisti e poeti, Renato Birolli, Ungaretti, in cui costante è la ricerca dell’interiorità. È in legno il celebre «Ragazzo con i gabbiani», un'opera che l’artista non volle mai cedere, considerata il simbolo della sua scultura del vento, al limite fra terra, mare e cielo. Nell’ultima stanza i bozzetti inediti che documentano la partecipazione con gli architetti al concorso bandito nel ’58 per il monumento ad Auschwitz, realizzato poi da Cascella.
Infine le fusioni monumentali, in cui l'artista affronta i grandi temi storici e socioreligiosi, che bisogna cercare fra la fontana di Pandora e la Rometta, fra le Cento fontane e la fontana dell'Organo, fra il verde delle siepi di bosso e all’ombra degli alberi secolari. Il bassorilievo dall’effetto pittorico «Il solco», il bozzetto per il monumento a Kennedy, la Natività, la Deposizione, la Danzatrice, la Sibilla. A Villa d'Este di Tivoli, la mostra è aperta tutti i giorni fino al 30 ottobre, eccetto il lunedì, dalle 8.30 alle 19.45 (settembre e ottobre chiude alle 18.

30).

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