«Scuola araba, un ghetto per i bimbi»

Gianandrea Zagato

Signor vicesindaco, ma a Palazzo Marino giocate allo scaricabarile?
«Che? Scaricabarile?»
Sì, onorevole Riccardo De Corato, è l’accusa che il centrosinistra lancia sulla riapertura della scuola di via Ventura, dopo aver denunciato l’accanimento dell’amministrazione comunale.
«Invito l’opposizione a farsi un esamino di coscienza ma anche a rileggersi tutta la normativa in materia di scuole private».
Ce ne fa un suntino?
«Quando l’assessore Mariolina Moioli riceverà i certificati dei vigili del fuoco sull’agibilità della struttura di via Ventura, allora li invierà alla direzione scolastica regionale che, quindi, potrà autorizzare o no l’apertura della scuola».
Significa che Palazzo Marino è solo un tramite tra i tecnici di via Messina e la direzione scolastica di piazza Diaz?
«Esattamente, tutto qui. Spetta a Mario Dutto firmare l’autorizzazione. Solo lui, il direttore generale della direzione scolastica regionale, è il responsabile del via libera. Ma posso fare io una domandina?».
Prego, vicesindaco.
«Chiedo all’opposizione di rispondermi a qualche legittimo interrogativo. Vorrei sapere come mai il promotore di questa struttura sia stato allontanato - ripeto allontanato - dall’associazione Italo-Egiziana. Vorrei sapere anche come mai non c’è uno straccio di autorizzazione del governo egiziano bensì solo una sollecitazione del consolato egiziano a Milano. E, ancora, mi piacerebbe che l’ex portavoce del centrosinistra Sandro Antoniazzi spiegasse le ragioni, quelle vere, che lo spingono a sostenere questa scuola che è un ghetto per i bambini».
Giudizio senza possibilità di replica?
«Ma quale replica? Quella scuola che si vuole aprire in via Ventura è un ghetto per cento bambini. Motivo? Gli altri duemilanovecento bambini egiziani che vivono a Milano frequentano le scuole pubbliche. E, garantisco, è un ghetto anche perché quei bambini li vogliono in serie B invece che in serie A».
Scusi, chi li vuole sbattere in B anziché in A?
«Quelli che mettono in piedi una scuola e giocano politicamente sui bambini, che rispetto ai loro coetanei avranno qualcosa come cinquanta giorni in meno di insegnamento. E, poi, che insegnamento? In egiziano? Con la direttrice scolastica, Lidia Acerboni, che non sa spiaccicare una parolina in arabo. Per favore, finiamola con questa farsa».
«Farsa» che, tra l’altro, prevede il sessanta per cento delle lezioni in arabo.
«Già, chi li controlla? Il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni.

Ma qualcuno si è accorto che la Finanziaria cancella i mediatori culturali, quegli operatori che dovrebbero verificare quanto lì accade?»
Insomma, apre o non apre?
«Dilemma che, ripeto, è sbagliato porre al Comune. Bisognerebbe fare una telefonatina a Dutto: è lui che ha la risposta giusta. Noi, a Palazzo Marino, non ci occupiamo di scuola araba».

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