Scuola, la carica degli stranieri Roma: «No agli istituti ghetto»

Sempre più bambini immigrati irregolari nelle classi milanesi Il ministero: «Lo studio li salva dall’accattonaggio»

Entro il 30 gennaio prossimo le famiglie sono chiamate a scegliere la scuola che i propri figli dovranno frequentare durante l’anno scolastico 2008-2009. La scelta riguarda l’iscrizione alla prima classe di ogni corso di studi (elementari, medie e superiori). Una scadenza a cui da alcune settimane le scuole si sono preparate attraverso iniziative specifiche per illustrare la propria attività: al di là dei programmi nazionali di studio, infatti, sono diffuse su tutto il territorio milanese esperienze spesso di assoluta avanguardia che arricchiscono l’offerta formativa. In queste settimane si è intensificata dunque la presentazione di queste innovazioni. Azioni di fatto pubblicitarie per conquistare la fiducia delle famiglie e ottenere l’iscrizione dei loro figli. Quest’anno, poi, bisognerà tener conto del piano di riordino delle istituzioni scolastiche che andrà in vigore il prossimo primo settembre, in base al quale diminuisce il numero delle autonomie con proposta di modifica (da 27 a 23), ma soprattutto cambiano in alcuni casi le aggregazioni delle varie scuole. Negli intenti del settore comunale si tende a far prevalere le ragioni di razionalità rispetto all’ambito territoriale, a correggere alcune storture del piano precedente (istituti con un numero di plessi e quindi di alunni troppo elevato o troppo basso) e a dar vita ad istituti comprensivi. La scelta delle nuove iscrizioni è importante soprattutto per i ragazzi che dovranno frequentare le superiori, considerando che la ragione più importante dell’insuccesso scolastico sta proprio nell’iscrizione in un indirizzo sbagliato. Non a caso nella circolare sulle iscrizioni a firma di Mario Dutto, ex direttore scolastico regionale a Milano, ripetutamente si sottolinea la necessità che le scuole offrano il massimo delle informazioni alle famiglie. La stessa circolare, poi, indica anche le modalità per affrontare i problemi dell’emergenza scolastica. A cominciare dalla crescente presenza di alunni privi di cittadinanza italiana. Il problema viene affrontato a partire dalla cosiddetta legge Bossi Fini che viene citata innanzitutto per ribadire che per questi minori vale l’obbligo scolastico. Anche se privi di permesso di soggiorno. «L’articolo 45 del DPR n. 394/1999 – si legge nella circolare - fornisce, tra l’altro, criteri relativi all’obbligo e all’iscrizione scolastica dei minori stranieri, alla ripartizione e alla loro assegnazione alle classi. Si richiama, innanzitutto, l’attenzione non solo sul diritto dei minori stranieri di accedere all’istruzione fornita dalle scuole italiane e al conseguente obbligo delle stesse di accoglierli, anche in corso d’anno, indipendentemente dalla regolarità della loro posizione, ma, soprattutto, si evidenzia il fatto che per diversi di loro vi è il concreto rischio che non ottemperino all’obbligo, che siano avviati precocemente al lavoro minorile e, soprattutto nelle grandi città, vengano sfruttati in forme di accattonaggio». Tutti a scuola, dunque, ma evitando il rischio che si formino scuole ghetto.

E a questo proposito la circolare di Dutto avverte: «La scuola non può rimanere indifferente di fronte a tali situazioni che richiedono una concertata azione interistituzionale che chiama in causa altri soggetti pubblici che hanno primaria responsabilità nella gestione del territorio».

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