Allarme bullismo nelle scuole romane: oltre il quaranta per cento dei bambini afferma di esserne stato vittima almeno una volta. Uno su tre lo ha subito, ma il rapporto sale a quasi otto su dieci se si tiene conto anche di chi vi ha assistito.
Un «record» a livello nazionale - non a caso, il Moige, Movimento italiano genitori, ha scelto Roma come città da cui far partire la sua campagna antibullismo - che posiziona la città ai primissimi posti in Europa.
Non solo. Nella quasi totalità dei casi, le vittime hanno subito pure il cosiddetto cyber-bullismo: gli abusi sono stati fotografati o filmati dagli aggressori con il cellulare, per vantarsene con gli amici, o usarli con sms, mail o video su internet, come arma di ricatto, e, soprattutto, amplificare gli effetti psicologici e sociali della violenza. Un dato allarmante - e in crescita - che, peraltro, non tiene conto di un ampio sommerso. Solo un bimbo su cinque, infatti, dichiara di confidarsi con adulti.
«Le statistiche forniscono dati parziali - dice la psicologa Loredana Petrone, consigliere dellIstituto europeo internazionale di psicologia dellemergenza e autrice, con Mario Troiano, del libro Dalla violenza virtuale alle nuove forme di bullismo (Magi) -. I numeri non riguardano i bulli, ma concentrano lattenzione sulle vittime e, ovviamente, tengono conto solo di quelle che denunciano quanto hanno subito». Il periodo più a rischio è compreso tra gli ultimi anni di elementari e i primi di scuole medie. «Letà media, dieci anni, si sta vertiginosamente abbassando - specifica Petrone - con casi già allasilo».
La percentuale di adolescenti romani che raccontano la loro esperienza è sensibile, ma ridotta. Impossibile stimare quante siano le vittime reali, tra protagonisti passivi, sui quali ricadono le angherie, e gregari, che osservano in silenzio. A questi vanno aggiunti quanti sono oggetto di un lento e graduale bullismo «invisibile», i quali spesso si rendono conto di esserne vittima solo dopo un lungo periodo di violenze. O, addirittura, quando sono ormai adulti.
I bulli operano in modi diversi. «Ci sono caratteristiche comuni come asimmetria del potere, intenzionalità e frequenza nel tempo. Il bullismo maschile privilegia la forza fisica. Quello femminile vi fa ricorso solo nel tre per cento dei casi, ma il trend è in crescita. Le ragazze usano per lo più tecniche di emarginazione con dicerie e pettegolezzi. È una potenziale vittima chiunque sia ritenuto diverso. Dal ragazzo straniero al grassottello e a chi va bene a scuola».
Se il profilo della vittima può essere tratteggiato, più complicato è definire quello dellaggressore. «Il fenomeno è trasversale - dice la psicologa - e interessa lintera città, dal centro alla periferia, coinvolgendo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, pure giovani della Roma bene. Spesso sono ragazzi che hanno dimestichezza con la prevaricazione, perché ne sono vittime in casa, o, semplicemente, lhanno appresa da modelli virtuali, come videogiochi, film e trasmissioni televisive».
Modelli messi in atto «per gioco» che, nella realtà, possono avere conseguenze molto gravi. «Sul breve periodo - conclude - si possono avere perdita di autostima, calo di interesse nella scuola, manifestazioni psicosomatiche come mal di pancia o di testa, depressione, incubi e fenomeni regressivi, come lenuresi. Sul lungo, si possono sviluppare problematiche comportamentali, da disordini alimentari a dipendenze. Genitori e insegnanti non devono sottovalutare il problema ma lottare contro la cultura domertà che alimenta il bullismo».
È proprio per contrastare il silenzio dei giovani, vittime e compagni, che i più recenti interventi anti-bullismo si rivolgono direttamente ai bimbi.
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