Dar vita a una nuova classe dirigente per gli Ordini professionali, e le loro articolazioni locali in particolare: questo lambizioso quanto attualissimo obiettivo della «Scuola di formazione per dirigenti e categoria», promossa dal Consiglio nazionale dei ragionieri e realizzata in collaborazione con la Fondazione Luca Pacioli. Prima nel suo genere, la scuola ha da poco concluso il ciclo di lezioni avviato nellottobre 2005: e la consegna dei 368 diplomi di fine corso è avvenuta nel corso di una tavola rotonda al Grand Hotel Parco dei Principi di Roma. «Governare la professione. Quale classe dirigente per le professioni intellettuali»: questo il tema su cui politici, tecnici e imprenditori si sono confrontati con il mondo delle professioni.
«Lobiettivo - spiega il direttore della Scuola, Mario Valle - è contribuire al dibattito in atto sulla crisi della classe dirigente italiana, in cui finora si è parlato del mondo politico, imprenditoriale e della pubblica amministrazione, dimenticando i professionisti: un milione e ottocentomila gli iscritti agli albi, che rappresentano una fetta consistente del Pil. Un mondo dalle caratteristiche peculiari, anche per quanto riguarda la classe dirigente». Una figura che riassume i tratti essenziali del libero professionista, quale è a tempo pieno, con quelli del manager e del comunicatore, quale deve diventare nel tempo che dedica alla gestione dei colleghi e delle attività dellOrdine.
Un compito sempre più impegnativo, nellottica della riforma delle professioni: lo hanno sottolineato tutti gli intervenuti, dal vicepresidente del Consiglio nazionale ragionieri, Francesco Di Stefano, a Michele Vietti, già sottosegretario alla Giustizia nella passata legislatura, dallamministratore delegato di Aermacchi, Carmelo Cosentino, ad Antonio Matacena, ordinario di Tecnica professionale dellUniversità di Bologna. Controllare, rappresentare e governare: queste le tre direzioni in cui la «governance» della professione deve muoversi.
Una scuola per imparare a governare lOrdine
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