«Scuola, l’integrazione non si fa con i ghetti»

Gli allievi immigrati sono quasi 30mila. In alcuni istituti arrivano all’80%

Anche le statistiche più recenti lo dicono: Milano è la città col maggior numero di studente stranieri presenti nelle scuole. Più di 12,7 alunni su cento, si va verso quota 30mila. Più che ad Alessandria e a Prato. Le città che seguono nella graduatoria nazionale per il numero di alunni non italiani nelle classi. Una media europea (Milano supera Germania e Spagna) ma anche una realtà problematica, su cui si gioca il futuro della convivenza civile della metropoli.
Ne è convinta Mariolina Moioli, l’assessore comunale alla Famiglia, scuola e servizi sociali che già quando collaborava a Roma con Letizia Moratti al Miur era appunto responsabile degli interventi per l’integrazione degli alunni stranieri nelle nostre scuole. «Un problema che va preso di petto sin dai bimbi dei nidi – dice l’assessore – seguendo il loro percorso di crescita per tutto il tragitto scolastico. Curando il loro passaggio da una scuola all’altra con delle attività di orientamento, perché un bambino non è un pacco postale che si passa di mano in mano. Ogni scuola, ogni insegnante deve sapere in anticipo con chi ha a che fare, quali sono i problemi di ogni alunno che gli viene consegnato, perché possa essere in grado di rispondere alle sue esigenze. Il Comune, poi, cercherà di offrire il massimo sostegno, nei suoi nidi e nelle sue materne, ma poi anche nelle scuole statali per le competenze che ha sul diritto allo studio. Un intervento che intendo rivedere in modo da rendere efficace la distribuzione delle nostre risorse che devono essere destinate a tutti, italiani e stranieri, ma gestite con intelligenza».
Mariolina Moioli sottolinea la parola tutti. «L’integrazione – continua – non è solo un problema degli stranieri. Basta guardare a quel che è successo nell’ultimo caso di violenza nei confronti delle due ragazze francesi in Centrale: i due responsabili venivano istigati da un italiano che dava loro un lavoro in nero a scappare, per non farsi prendere. Si cresce insieme, sulla base di un’educazione alla convivenza che chiama in causa tutti».
Restano i problemi legati agli immigrati, soprattutto nelle zone della città dove più massiccia è la presenza di famiglie straniere e dove già la presenza di iscritti non italiani supera ampiamente il limite del 50% per classe previsto dalla legge. Alla elementari come alle superiori. Clamorosi i casi della scuola elementare di via Paravia e dell’Istituto professionale Marignoni di via Melzi d’Eril dove ci sono classi composte all’80% da alunni non italiani. «Una vera integrazione – dice con forza l’assessore Moioli - deve intervenire contro la formazione di veri e propri ghetti.

Ci aspetta una sfida ardua, sarà necessario mettere in atto un piano l’istituzione scolastica, l’ente locale, l’Asl e le associazioni del volontariato, tutti insieme sotto la guida del Comune nel rispetto delle reciproche competenze facciano la loro parte. Un piano a cui sto già lavorando e che, appena sarà pronto, invieremo al ministro degli Interni Giuliano Amato per dimostrare come Milano si attrezza per prevenire l’esplosione di ogni forma di violenza».

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