La situazione era un po’ delicata, l’argomento imbarazzante, così per spiegare bene quello che volevano dire, senza offendere nessuno e con rispetto parlando, hanno usato parole allarmate e toccanti che più o meno si possono tradurre così: rivestitevi, svergognate che non siete altro, che date scandalo ai bambini e un po’ fastidio anche a noi. Così a Massa, davanti a una scuola elementare, gestita da religiosi, davanti al cancello è spuntato da un giorno all’altro un volantino senza firma che invita le mamme tutte a portare i figli a scuola con abiti più decorosi, dato che «alcuni modi di vestire rischiano di superare il limite del buon gusto e creare disturbo ed imbarazzo nell’ambito di una vita comunitaria».
Facile che il messaggio, per quanto anonimo, sia stato vergato dall’interno dell’istituto altrimenti non si capisce perché è rimasto appeso lì. La curiosità però viene. E come si presenterebbero queste mammine tutte le sante mattine che ci mettiamo in fila pure noi? In corpetto con sottocoppe di raso? O in guêpière in pizzo bianco? Perché poi uno si chiede, sempre a proposito di incompatibilità ambientale, per quale motivo a scuola ci puoi venire con il velo il turbante, la kefia e il caftano e con il balcone in fiore invece no. Convincere mamma a cambiare look comunque sarà dura, soprattutto con certe raccomandazioni che più che a Don Bosco sembrano ispirarsi a Don Lurio.
Basta guardare la tv per scoprire che non ci sono più le madri di una volta. Prendi la pubblicità. Sparite da secoli mamme stanche e sudate che lavano piatti e stendono panni con i bigodini in testa. Quelle di oggi non hanno rughe, non hanno anni, vestono griffatissime, sexy ma anche, come direbbe Veltroni, rassicuranti, trendy ma anche custodi dei valori tradizionali. Le vedi mai in disordine lavare il pavimento? Le vedi mai stanche alla fine della giornata? Le vedi mai proprio delle donne così? Sono andate a scuola da Madonna, più che dai preti, è lei che dice: «Non c'è nulla di più sexy di una mamma». Persino se si mette il grembiulino. Giusto ieri l’ultima indagine ha spiegato bene come sono le donne italiane, mamme comprese: stiliste di se stesse, che amano lo shopping, seguono le tendenze, non rinunciano ai tacchi alti e si ispirano a Sarah Jessica Parker, quella di Sex and the City. Cioè si vestono come cavolo vogliono. E hanno tutte le ragioni per farlo. Il momentino comunque non è facile con tutti quegli occhi addosso.
Già qualche tempo fa un centinaio di mamme romane si radunò in piazza come i piloti dell’Alitalia per rivendicare il diritto alla poppata libera, perché succedeva che il più materno dei gesti, allattare il piccolo, diventasse, tra chi buttava lì una sbirciatina e chi si mostrava vagamente infastidito, motivo non si capisce perché di scandalo. «Io allatto dove mi pare» si erano inventate lo slogan. Spiegando: «Non si capisce perché le veline possano mostrarlo e le mamme no».
Resta come unica spiegazione che il volantino appeso sul cancello della scuola altro non sia che un tentativo di coprire gli occhi ai bambini come si faceva una volta.
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