Scuola a ottobre, Gelmini ci pensa. Ed è già lite

RomaRinviare l’inizio dell’anno scolastico ai primi di ottobre? Si può fare, dice il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, anche perché aiuterebbe il turismo. E scatena il putiferio.
Al momento di concreto non c’è quasi niente. Soltanto una proposta di legge di un articolo firmata dal senatore del Pdl, Giorgio Rosario Costa, che giace da due anni in commissione Istruzione a Palazzo Madama e non è stata neppure calendarizzata. Ma dato che il ministro si mostra favorevole all’ipotesi è ovvio che scattino le reazioni, in gran parte per la verità fortemente critiche anche all’interno della maggioranza. Non stupisce che la proposta venga bocciata subito dalla Lega. Il partito di Umberto Bossi che proprio in queste settimane fa pressione per allargare il federalismo anche al sistema scolastico non può accettare un ritorno al centralismo per quanto riguarda il calendario delle lezioni che è già di competenza delle Regioni.
Eppure le parole della Gelmini seguite da quelle del ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, lasciano intravedere una volontà politica in questa direzione. «Si può discutere della proposta di un rinvio dell’inizio dell’anno scolastico a ottobre - dice la Gelmini -. Sono molto aperta su questo tema perché effettivamente il nostro Paese vive di turismo e oggi le vacanze per le famiglie non sono più concentrate a luglio e agosto». Secondo il ministro dell’Istruzione «a settembre si possono avere migliori opportunità sul piano economico e uno slittamento dell’inizio dell’anno scolastico potrebbe aiutare le famiglie a organizzare meglio il periodo delle vacanze e dare anche un aiuto al turismo». Comunque la Gelmini si rimette alle decisioni del Parlamento. Pure la Brambilla si mostra convinta del fatto che il rinvio dell’inizio delle lezioni «avrebbe indubbiamente conseguenze positive sul settore, in particolare sul prodotto balneare, che rappresenta la prima eccellenza per il nostro Paese e che ha fortemente bisogno di sostegno». La Brambilla rileva che occorre tenere conto «delle esigenze di milioni di famiglie con genitori che lavorano».
Ed è proprio questa una delle preoccupazioni della Lega che boccia senza appello l’idea del rinvio. La senatrice della Lega, Irene Aderenti, ricorda prima di tutto che «la direttiva europea prevede 200 giorni e va rispettata» e che se si estende la proposta a tutto il territorio nazionale «si mettono in difficoltà le famiglie e i lavoratori dipendenti perché questi alla fine di agosto, in maggioranza, iniziano il lavoro». Oltretutto, conclude «le regioni formulano già il calendario regionale delle lezioni ed è meglio che continuino a farlo».
La proposta non piace neppure agli addetti ai lavori. Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), giudica l’ipotesi del rinvio impraticabile e antistorica. «Il nodo dei 200 giorni di lezione minimi, indispensabili per rendere legale l’anno scolastico, si potrebbe cambiare solo attraverso una nuova legge - dice Rembado - e già oggi la maggior parte delle scuole non riesce a portare a termine il tetto minimo dei 200 giorni».
L’opposizione coglie l’occasione per esercitarsi al tiro al bersaglio contro la Gelmini. «Lo slittamento dell’inizio dell’anno scolastico è un altro modo per far cassa?», si chiede la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni. L’Italia dei valori per farsi notare come al solito la spara più grossa. «Il ministro Gelmini è come Maria Antonietta che al popolo affamato diceva di offrire brioches», dice Fabio Evangelisti, vicepresidente del gruppo Idv alla Camera.


Sono contrarie però anche le famiglie. Il rinvio a ottobre delle lezioni sarebbe una misura che «danneggia gli studenti» e anche i genitori, «che a settembre devono tornare al lavoro», dice Movimento italiano genitori, Moige.

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