Roma - Qualcuno può dire al Veltroni versione Wall-e (il robot spazzino dell’ultimo film Disney, ndr) che elettori con l’anello al naso se li sogna ormai soltanto lui, mentre impacchetta rifiuti, e che anche i suoi più sfegatati sostenitori provano imbarazzo e arrossiscono, sentendogli fare dichiarazioni così spericolate?
Era lì ieri mattina, il segretario del Pd, che aveva appena conquistato con Epifani la testa del corteo contro la scuola, e con candore stratosferico ha spiegato ai cronisti che il governo «dovrebbe avere il desiderio di ascoltare la società» - quella ovviamente che protesta contro il decreto Gelmini - invece di etichettare politicamente cortei, okkupazioni e dibattiti a sprangate tra giovani, perché «l’idea di trasformare tutto questo in qualcosa che può essere identificato politicamente è, secondo me, un grave errore di valutazione». Da lasciar stupefatti anche i giornalisti più disincantati, che dopo settimane di scontri sulla scuola in Parlamento, nelle aule scolastiche e nelle piazze, hanno improvvisamente scoperto che a strumentalizzare la protesta, a mettergli il proprio cappello in testa, a usarla come grimaldello politico contro l’avversario non è Walter Veltroni ma invece Silvio Berlusconi. Parola dello stesso Veltroni ovviamente, sul cui buonismo e limpida sincerità nessuno può dubitare.
Non credete che Wall-e possa essere giunto a tanto, senza freni e con totale sprezzo del pericolo e del ridicolo? Eccovi il testuale, certificato dalle agenzie di stampa, mentre il nostro si mostrava pure imbarazzato e un po’ commosso «da certi slanci di entusiasmo degli studenti» alle finestre di una scuola sotto cui andava sfilando il corteo. Chissà, forse temeva che nella foga di volerlo sfiorare qualcuno precipitasse, dando al Cavaliere Nero un’altra occasione per «identificare politicamente». Ma torniamo alle parole di Veltroni, affinché nessuno possa sospettare che siamo noi ad esagerare: «Questa manifestazione è molto grande e mi colpisce la gente alle finestre. Una cosa inusuale, e quelli che applaudono e salutano sono cittadini che sentono che tagliando scuola e università si taglia il futuro dell’Italia. Di fronte a sindacati e sigle autonome, e anche a cittadini che dalle finestre accolgono questo corteo con grande serenità, il governo dovrebbe avere il desiderio di ascoltare la società italiana, di cui oggi questa è una parte importante. L’idea di trasformare tutto questo in qualcosa che possa essere identificato politicamente è un grande errore di valutazione».
Capito? A benedire le scriteriate mamme che facevano sfilare i figlioletti come balilla erano Berlusconi e la Gelmini, mica Veltroni. E ora infatti, che può fare a meno delle elementari perché ha i ragazzoni dell’università, è lui che ad occhioni sgranati sospira: «Vorrei che i bambini fossero tenuti al riparo da tutto questo».
Capito? A cavalcare la tigre dei cortei, cambiando al volo i manifesti e il tema della manifestazione del 25 ottobre è stato ancora Berlusconi che aveva bisogno di un avversario, mica Veltroni che ha steso tappeti rossi per inglobare gli studenti al Circo Massimo. E ora infatti, che dopo aver messo le briglie a grandi e piccini, baroni e maestrine, sfila accanto a Epifani e quasi snobba Di Pietro e Ferrero, per prevenire qualunque domanda sul perché sia lì a far da mosca cocchiera ai sindacati, confessa soave: «Naturale per me, essere qui». Già, il Pd non sarà più il Pci, ma la Cgil ha da restare sempre e nei secoli la «cinghia di trasmissione».
Capito? Ad alzare la bandiera referendaria contro il decreto convertito l’altro ieri al Senato è stato Berlusconi che temeva di essere scavalcato a destra da Fini, non Veltroni che qualunque palla sollevi Di Pietro è costretto all’affanno di inseguirla. E ora infatti, che persino D’Alema scorge lo spettro del referendum sulla Scala Mobile, avverte trattarsi di «uno strumento monco», lui s’arrampica sugli specchi e cerca di rassicurare: «Comunque cercheremo di fare un intervento il più esteso possibile: ci stanno lavorando i costituzionalisti».
Capito? Poiché quando legittimi tutto e metti la tua etichetta su ogni richiesta, cadono anche i freni inibitori, è stato ovviamente Berlusconi a provocare le mazzate tra studenti a Piazza Navona, ma sì è il premier autoritario che ha ridato vita al Golem degli «opposti estremismi», mica Veltroni.
Il quale ora, con la coscienza serena e tranquilla, arriva alla vetta più alta e incredibile di sentenziare: «Il tentativo, non nuovo, di radicalizzare un movimento pacifico, civile e senza connotazioni politiche, va respinto».A sottrarre il vero Wall-e dall’ammucchiar rottami inutilmente, giunse un’astronave. Chi riuscirà a fermare il nostro Wall-e?
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