Altri aerei sono pronti a rullare sulla pista di Malpensa, con a bordo - dicono - «pericolosi» romeni. Fermo immagine di unintegrazione fallita, che però ha radici ben più lontane dai last minute organizzati in Questura.
Chiedetelo agli assistenti sociali: vi risponderanno che il fallimento nasce tra i banchi di scuola. Praticamente disertati dai bimbi rom. A Milano vivono oltre 2.300 minori in età dellobbligo. A stento uno su quattro è iscritto alle classi comunali (meno di 600 unità). In provincia il margine di dispersione raddoppia. Dei quasi 5mila bimbi rom stimati, circa 900 hanno frequentato almeno un mese di lezione. «Molto scarsa» è la richiesta del servizio di scuola materna. Numeri allarmanti, ben noti allUfficio scolastico provinciale e pure alle realtà del non profit. LOpera Nomadi di Milano va oltre la conta delle presenze, arrivando ad ammettere che i piccoli rom dimostrano «una frequenza altalenante e un esito formativo finale più basso e insoddisfacente rispetto ai loro coetanei». Su cause ed effetti del fenomeno il dibattito è aperto, e non certo da quando il governo ha scoperto la tolleranza zero.
«I criminali adulti diventano tali dopo essere stati privati del bene-istruzione, dellinserimento sociale e della fanciullezza nel suo complesso». Gli psicologi tirano in ballo il ruolo della famiglia romanes e quello delle istituzioni. Lanalisi di Maurizio Pagani, vicepresidente dellOpera Nomadi di Milano, tiene conto di questi fattori. «Tra le comunità rom e sinti la condizione del gruppo prevale sullindividuo e le relazioni tra genitori, bambini e scuola sono spesso permeate da conflittualità», spiega lesperto. Significa che i capifamiglia finiscono per percepire limpatto formativo come qualcosa che possa «alienarli» dalla cultura di appartenenza. Il risultato è che «a parte alcune situazioni sperimentali (come a Rho, Senago o Garbagnate), la presenza di alunni zingari nelle scuole dellobbligo è notevolmente inferiore alle aspettative». Ciò nonostante, il Comune investe di tasca propria fino a 570mila euro lanno ripartiti tra interventi educativi per minori, borse di studio per i più emarginati, accompagnamento scolastico e mancati introiti del servizio mensa (gratis per i bambini rom). Escluse le convenzioni stipulate dai Servizi sociali con associazioni e cooperative di terzo settore.
Gli operatori sono convinti che per fare un passo avanti nellintegrazione «di base» occorre puntare sulla scuola elementare e soprattutto su figure formative specifiche, ossia i mediatori linguistici e culturali, da arruolare allinterno della stessa comunità rom. Diversi progetti sono stati avviati negli ultimi anni. La Direzione generale Famiglia e solidarietà sociale della Regione Lombardia con il provveditorato sostiene e promuove le attività di mediazione nelle scuole milanesi, integrando il lavoro delle dieci maestre rom volute dal Comune sin dal 1994. Inoltre la Fondazione Unidea (Unicredit Banca assieme alla Casa della Carità di Don Colmegna) si rivolge ai ragazzi degli insediamenti di via Monte Bisbino e via Bonfadini. In totale 17 mediatrici sono impegnate ogni anno per 2.
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