Scuse per la preghiera davanti al Duomo? Gli imam: "Non è il caso"

Oggi incontro tra la Curia e il direttore di via Padova. Il vicesindaco: "È una nuova grande offesa alla città". Per la direttrice di Infopal "scusarsi è una cosa ridicola"

La mossa di via Padova non basta. La richiesta di un incontro fra il centro islamico e la Curia alimenta nuove polemiche. La manifestazione di sabato, conclusa dai fedeli musulmani con la preghiera sul sagrato del Duomo, ha rappresentato un trauma per molti, cattolici e non. La Diocesi ieri spiegava che i rappresentanti della «mezza luna» milanese «hanno chiesto al cardinale Tettamanzi un incontro per chiarire l’accaduto e portare le scuse». Un incontro che ci sarà oggi.
Ma ad alcuni importanti esponenti del mondo musulmano o di quello laico filopalestinese (le due componenti presenti in piazza, insieme ad alcune frange della sinistra) le scuse paiono una concessione, o una forzatura, o addirittura una «cosa ridicola». Il direttore della Casa della cultura islamica di via Padova, Asfa Mahmoud, spiega che «non si è trattato di una provocazione», che «pregare è sempre bene» che «le intenzioni non erano negative», e che «se i cristiani si sono offesi chiederemo scusa». Meno convinto l’imam di via Padova, Abdallah Tchina, per il quale «le scuse non sono un problema», «il problema sono i morti, e l’assedio di Gaza», e per le scuse «chiedete al direttore Mahmoud».
Rimanda al direttore di via Padova anche il presidente dell’associazione Palestinesi in Italia, Mohammad Hannoun, che ha suggerito al direttore di via Padova di contattare la Curia per «proporre una preghiera collettiva, tutti insieme». Le scuse? «Dovete chiedere a Mahmoud», ma «se abbiamo offeso qualcuno sono pronto».
Mouelli Mohsen, vice vicario per la confraternita Sufi Jerrahy Halveti che ha sede a Milano - l’uomo che il venerdì traduce i sermoni di via Padova in italiano - sostiene che «le scuse non sono ritenute necessarie perché non credono di aver sbagliato», se non «a forzare i cordoni di polizia».
Gelido il commento di Infopal, associazione filopalestinese che con altre sigle ha organizzato il corteo: «Le scuse sono una cosa ridicola», per la direttrice dell’agenzia dell’associazione, Angela Lano. Per lei «tutto è stato montato ad arte dal can can mediatico italico». I vertici di via Padova assicurano che farà parte delle delegazione anche il direttore del centro di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, il quale invece smentisce: «Io non ne so niente», dichiara contrariato. Anche perché a guidare la preghiera (che ha fatto seguito al rogo di bandiere Usa e israeliane) è stato proprio il «suo» imam, Abu Imad, condannato in appello per terrorismo.

«Se il cardinale Dionigi Tettamanzi dovesse incontrare presidente e imam del centro islamico di viale Jenner - avverte il vicesindaco Riccardo De Corato - si tratterebbe di una nuova grande offesa al mondo cattolico e alle istituzioni di Milano».

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