Le scuse di Ratzinger: «La Chiesa ferita dai nostri peccati»

La Chiesa è stata «ferita dai nostri peccati». Durante il volo che lo ha portato da Roma a Malta, Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti e ha fatto cenno allo scandalo degli abusi sui minori. Queste le sue parole: «So che Malta ama Cristo e ama la sua Chiesa che è il suo corpo, e sa che anche se questo corpo è ferito dai nostri peccati il Signore tuttavia ama questa Chiesa e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce». Un accenno brevissimo, che ricalca quello più ampio contenuto nell’omelia tenuta a braccio tre giorni fa in Vaticano per la Commissione biblica.
«La Chiesa ci ha mostrato attenzione – commenta al Giornale Lou Bondi, portavoce di dieci vittime di abusi sessuali subiti da quattro sacerdoti mentre erano ospiti dell’orfanotrofio San Giuseppe a Malta – siamo stati ascoltati. Ora le vittime che rappresento vogliono giustizia e attendono da sette anni una sentenza penale e civile che tarda ad arrivare. Tre dei quattro sacerdoti accusati sono comparsi in tribunale, ma il quarto non è mai stato incriminato. Noi sappiamo che vive in Italia, ma non sappiamo dove sia né cosa faccia». Intanto le polemiche sull’atteggiamento della Curia romana nei confronti degli abusi sui minori non accennano a diminuire e arrivano a lambire Papa Wojtyla. Tre giorni fa è stata resa nota una lettera che l’allora Prefetto della Congregazione del clero, cardinale Darío Castrillón Hoyos, inviò nel settembre 2001 al vescovo di Bayeux-Lisieux congratulandosi con lui per non aver denunciato un prete pedofilo. «Lei ha agito bene, mi rallegro di avere un confratello nell’episcopato che, agli occhi della storia e di tutti gli altri vescovi del mondo, avrà preferito la prigione piuttosto che denunciare un prete della sua diocesi», scrisse il porporato. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha criticato duramente questo atteggiamento, dichiarando: «Questo documento è una riprova di quanto fosse opportuna l’unificazione della trattazione dei casi di abusi sessuali di minori da parte di membri del clero sotto la competenza della Congregazione della dottrina della fede, per garantirne una conduzione rigorosa e coerente, come avvenne infatti con i documenti approvati dal Papa nel 2001». Ma ora Castrillón dalla Spagna, durante una conferenza, a sorpresa ha coinvolto direttamente Karol Wojtyla: «Dopo aver consultato il Papa e avergli mostrato la lettera, la inviai al vescovo, congratulandomi con lui per essere stato un modello di padre che non consegna i suoi figli» alla polizia. Giovanni Paolo II «mi autorizzò ad inviare la lettera a tutti i vescovi del mondo e a metterla su Internet». Castrillón ha raccontato che il vescovo Pican «non denunciò» l’abate pedofilo René Bissey – che sarà condannato a 18 anni di carcere – perché «ne aveva ricevuto la confidenza». Il cardinale ha spiegato che il vescovo si attenne al diritto canonico che proibisce al confessore «di riferire quanto detto dal penitente, con le parole o in qualsiasi altro modo, e per nessun motivo».

Nuove polemiche arrivano anche dalla Germania, dove il settimanale Der Spiegel torna sul caso del prete pedofilo Peter Hullermann, accolto nella diocesi di Monaco perché si curasse nel 1980, quando era arcivescovo Joseph Ratzinger, sostenendo che il vicario generale di allora, Gerhard Gruber, che si era assunto tutta la responsabilità per aver immesso nuovamente il sacerdote nel servizio pastorale in parrocchia, sarebbe stato in realtà spinto insistentemente a farlo dalla stessa arcidiocesi.
AnTor

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