Non c’è mai fine all’orrore. Avetrana è la palude delle nostre angosce: non basta lo scempio di zio Michele, la violenza fisica e morale che abbatte ogni barriera. Adesso c’è un altro carico: la complicità di Sabrina, la figlia dell’assassino, la cugina di Sara, l’amica del cuore di Sara, la persona che quel 26 agosto aveva un appuntamento per andare al mare. Sabrina ha incontrato Sara, l’ha vista morta,uccisa da suo padre con il quale l’ha poi nascosta. «Occultamento di cadavere » è il reato per il quale è indagata. Così dicono i magistrati, smentendo tre mesi di omertà che va oltre l’omertà,perché sfocia nel depistaggio e nella menzogna più incredibile. La storia di Sara era già tragica senza quest’altro sfregio che invece arriva a completare un quadro che era inimmaginabile. Sabrina che era quella preoccupata, quella che ha dato l’allarme, quella che ipotizzava scenari e che per prima pensò ciò che tutti sapevano, ma non avevano il coraggio di dire: «Secondo me, è morta». Doveva essere una profezia, invece adesso sappiamo che era una certezza. Perché Sabrina aveva visto il corpo e aveva aiutato suo papà a disfarsene. Se sarà accertato avremo la definitiva conferma che questa storia è l’intreccio incredibile di una serie di oltraggi a ogni senso del limite che non hanno precedenti nella cronaca. Michele Misseri che ha simulato la sua bontà per tutto quel tempo e adesso la figlia che ha fatto altrettanto e che dopo l’arresto del papà ha giocato con il mondo: «Deve pagare per quello che ha fatto», diceva. E intanto sapeva di esserne stata complice. C’era quella intercettazione ambientale in cui diceva alla madre: «Come se non lo sappiamo che è stato lui». Uno poteva pensare: povera Sabrina, presa tra la morte della cugina e la paura che l’assassino sia suo padre. Già. Ma se l’aveva aiutato a nascondere il corpo di Sara, non c’è nessuna comprensione, nessuna giustificazione, nessuna pena. Non si finisce mai di scoprire quanto possiamo essere cattivi, violenti, vigliacchi. Poi arriva la storia di Sara e ti fa scoprire che ogni cattiveria, ogni violenza e ogni vigliaccheria sfonda il muro della nostra immaginazione. Perché ci siamo chiesti come abbia fatto Michele a reggere il ruolo del buono, bravo, onesto per così tanto tempo e nel frattempo cercavamo Sabrina per farla parlare e lasciarla sfogare. Non sapevamo che quella persona che sembrava così distrutta per ciò che il padre ha fatto, in realtà lo era perché sapeva di essere coinvolta. O forse non l’abbiamo voluto vedere presi dall’ansia di cercare un’altra vittima oltre alla povera Sara. E chi meglio della figlia dell’assassino, nonché amica della vittima? Sabrina ha interpretato il ruolo in tv, sui giornali, nella camera ardente. Senza rimorsi e senza vergogna. Piangeva e si disperava. Ha sentito la zia Concetta dirle che le credeva,che pensava fosse incolpevole e all’oscuro di tutto. Viene da chiedersi se sia possibile simulare così bene, come i personaggi di un film, come i protagonisti di un mondo che non è umano. Ci vuole una forza che sa di odio per resistere tanti giorni, per recitare una parte in maniera così convinta, anche se evidentemente non completamente convincente. C’è stato pudore nel cercare la verità: procuratori, poliziotti e carabinieri sono stati delicati e attenti.
Forse neanche loro volevano crederci. Devono essersi chiesti anche loro questo. Possibile? Poi hanno messo in fila i dettagli di questa storia e hanno pensato che sì, tutto è possibile. Anche quello che forse ancora non sappiamo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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