Se anche Siena fa flop il basket italiano è proprio alla frutta

Nella voce amara e stanca di Simone Pianigiani, allenatore dei campioni d'Italia di Siena appena eliminata dall'Eurolega, addirittura nella seconda fase, c'era la tristezza addolorata e stanca della fisarmonica, come canta il poeta andaluso Rafael de Leon.
La sconfitta di Tel Aviv chiude le porte in faccia alla miglior squadra italiana delle ultime quattro stagioni, a quella che non perde da un anno ed è pronta al quarto scudetto consecutivo anche adesso che è in pezzi, ci fa prendere in giro da chi sogghigna pensando a come sono le altre del campionato, se i più forti hanno avuto un castigo così severo, anche se poi vediamo andare avanti i polacchi del Prokom spinti in alto dall'Armani che si è fatta superare su una curva della prima fase, quando a Milano dicevano che la coppa serviva soltanto da allenamento per un campionato in grigio, che non cambierà nemmeno domani se dovesse tornare al secondo posto battendo la Virtus Bologna a mezzogiorno nell'anticipo del Forum.
Dicono che le aquile volano sole mentre i corvi vanno in schiera, perché gli sciocchi hanno sempre bisogno di compagnia e i saggi di solitudine. Sarà ancora così perché il Montepaschi è forte abbastanza, anche adesso che Terrel McIntyre, il suo genio della lampada, non ha più fantasia e precisione, anche in queste giornate passate nella speranza che la schiena di Lavrinovic gli concedesse almeno di stare in campo quando sotto canestro era tempesta e il suo tiro serviva per aprire scatole cinesi come quella del Real di Ettore Messina che, vincendo ad Istanbul, ha in pratica decretato l'esclusione dei nostri campioni.
Ci sono sicuramente colpe di Siena in questo verdetto, non era necessario lasciare le seconde del campionato già nella roggia a 10-14 punti dopo il girone di andata, si poteva distribuire meglio la fatica, anche perché dopo il sorteggio della seconda fase, quello dove non erano state ammesse Milano e Roma che pure avevano speso tantissimo, si era capito che per scalare quella montagna serviva una squadra integra e risparmiata nelle «esibizioni» dove certo non ha mai avuto finali in sofferenza come quelle europee, a parte forse la finale vinta in coppa Italia contro la Virtus che era già un segnale di malessere collettivo come poi si è visto bene a Madrid e nell'amara conclusione allo Yad Elihau di Tel Aviv.
La verità è che il domani del basket italiano ora appare ancora più difficile dopo questa eliminazione e lunedì 15 marzo quando Pianigiani, il nuovo allenatore della Nazionale, parlerà del futuro azzurro, nella sala delle luci Edison in Foro Buonaparte a Milano, vedremo se avrà superato lo choc, anche perché domani a Ferrara dovrà rimettere insieme i pezzi di un gruppo all'epilogo della sua meravigliosa cavalcata. A lui chiederemo di rientrare in Europa almeno con la squadra nazionale, anche se adesso, come capita fra i corvi, ci sarà più scetticismo e la squadra da mettere insieme non sarà bellissima neppure se giocheranno pure i tre ragazzi della Nba che, al momento, pensano a tutto meno che all'estate italiana.
Le coppe europee non oppongono scuole, ma soltanto squadroni messi insieme da miliardari eccentrici, da società solide come appunto Siena che di italiani a servizio ne ha soltanto tre, ma tutti rincalzi. L'Eurolega è crudele e lo sanno benissimo al Panathinaikos, detentore del trofeo, escluso già in questa seconda fase, le Nazionali sono un'altra cosa, ma, purtroppo, non stiamo meglio. Il consiglio federale di questo fine settimana dovrebbe anche occuparsi delle formule per i prossimi campionati, cercando di aprire spazi per i giocatori italiani, ma costruire dighe inutili in base all'età, più che al talento, al cuore e alla voglia dei giocatori di esserci, ci fa ancora più paura.

Certo bisogna cambiare, ma bisogna farlo mettendosi ad un tavolo tutti insieme, senza affidarsi alla mente piccola di piccoli dirigenti che, al massimo, si sono occupati di campionati minori, a parte, ovviamente, Meneghin e il presidente di lega due Bonamico.

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