Paolo Bertuccio
da Rivalta Scrivia
La speranza è sempre l'ultima a morire, anche quando viene riposta nel governo Prodi. Sulla realizzazione del Terzo Valico, gli assessori alle Infrastrutture della Liguria e del Piemonte Luigi Merlo e Daniele Borioli si dicono ottimisti e, con malcelato orgoglio, ribadiscono che i lavori potrebbero partire, ora che le due regioni stanno «facendo sistema» per dare vita a un polo logistico del nord ovest. La joint venture ligure-piemontese è presentata come un fatto d'importanza storica, tanto che Merlo si è spinto ad affermare che «se le precedenti amministrazioni di centro destra avessero fatto in cinque anni quel che abbiamo fatto noi in uno, i lavori sarebbero già iniziati». Adesso, a quanto pare, potrebbe essere la volta buona. Già, se solo non ci si mettesse di mezzo Roma, che a quanto pare promette molto ma sembra piuttosto lenta nel passare ai fatti. «Prodi, riguardo questo progetto, mi trasmette fiducia, ma vorrei vedere le sue buone intenzioni tradotte nel lavoro dei suoi ministri», si è sfogato Merlo ieri all'Interporto di Rivalta Scrivia presso Tortona, in occasione di un convegno per festeggiare i quarant'anni di attività dell'importante centro di smistamento merci. Tema dell'incontro, la logistica e il Basso Piemonte come retroporto di Genova quindi, in tre parole, il Terzo Valico. Una tavola rotonda a cui tra gli altri hanno presenziato, oltre agli assessori Merlo e Borioli, un esperto come Rodolfo De Dominicis, presidente dell'Unione Interporti Italiani e Fabrizio Palenzona, presidente di Slala, la società interregionale che si propone di creare un sistema logistico tra Genova e Alessandria e a cui hanno aderito poche settimane fa proprio le giunte Burlando e Bresso. Aria di ottimismo, l'affermazione che la linea ad alta capacità è assolutamente necessaria («Il nord ovest si gioca tutto il suo futuro in questa partita», è il perentorio commento di Borioli) anche se, tutti usano questo eufemismo, il Governo sembra distratto da altre faccende. Secondo De Dominicis, «la Finanziaria sostiene sì l'autotrasporto e sblocca i fondi per i porti, ma lascia tutto abbandonato a sé non tiene affatto conto dell'organizzazione logistica». Un peccato mortale, a parere dell'esperto, visto che «l'inefficienza cronica delle nostre reti di trasporto distrugge ogni anno il due per cento del nostro prodotto interno lordo».
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