Se c’è da imparare persino da Burlando

Se c’è da imparare persino da Burlando

Il peccato originale, l'abbiamo scritto (prima e dopo le elezioni) stava nella candidatura. Non perchè Sandro Biasotti non sia stato un candidato che si è speso senza risparmio in campagna elettorale - anzi gli va dato il merito di un impegno straordinario, magari spesso giocato in direzioni che non meritavano quell'impegno, ma comunque straordinario - ma perchè gli elettori hanno dimostrato di rifiutare tutto ciò che sa di doppio incarico. Hanno rimandato a Roma a colpi di schede elettorali Roberto Castelli, hanno respinto con perdite Renato Brunetta e i suoi proclami di poter fare contemporaneamente il ministro e il sindaco di Venezia, hanno ovviamente rispedito a Roma anche Sandro Biasotti che non mirava a doppi incarichi, ma correva con il paracadute.
Ma, oltre a questo errore, ce n'è un altro, soprattutto a Genova. In regione il Pdl ha ottenuto risultati straordinari e, considerando il drenaggio di voti della lista Biasotti, si può considerare ancora il partito più forte del Nord Italia, soprattutto in presenza di una Lega che cresce poco.
Il problema è quello del dialogo, dell'ascolto, della disponibilità a sentire le istanze degli elettori, anzichè arroccarsi in splendide sale di splendidi alberghi o inondare di spot e interviste le televisioni lanciandosi in monologhi, con ricette salvifiche o presunte tali, con tanto di guru e spin-doctor di rinforzo. Ruoli utilissimi, per carità. Ma, a volte, senza presunzione, basterebbe leggere il Giornale e seguire i consigli nostri e dei lettori, che fra l'altro sono gratuiti.
Quel dialogo e quell'ascolto mancano molto spesso.

E talvolta si perde tempo a inseguire temi (importantissimi) come le infrastrutture, dimenticando le buche per strada, come ha iniziato a segnalare proprio su queste pagine il coordinatore regionale Michele Scandroglio, che pure è uno di quelli che ha investito sulle infrastrutture. (...)

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