Se ci sono lavoratori più uguali di altri

Se ci sono lavoratori più uguali di altri

(...) o di «audizione» in consiglio comunale, provinciale e regionale. Insomma, senza tutti quei riti ancestrali che fanno parte della mistificazione imperante, con gli inchini di rito, i sorrisi di rito, le telecamere di rito, la comprensione di rito. E la carità pelosa di rito. Quei lavoratori sono rimasti, semplicemente, in braghe di tela. Semplicemente «non garantiti».
Non si può «leggere» - credo, fortissimamente credo - la crisi Fincantieri senza partire da questi 360 e più lavoratori che sono stati privati non solo del lavoro, non solo dello stipendio, e scusate se è poco, ma anche della speranza, ma anche della notizia radiotelevisiva, ma anche di un fottutissimo «tavolo di trattativa» che non si nega a nessuno e che viene invocato - udite, udite! - persino nel messaggio di fine anno del Capo dello Stato, e nell’omelia buonissimista ed elevatissima (fin troppo, da empireo celeste) di Sua Eminenza il cardinale Angelo Bagnasco. Tutto lecito e condivisibile, per carità, ma a senso unico a favore di lavoratori che, chissà perché, sono più «uguali» di altri, hanno più diritti di altri, più ammortizzatori di altri, e più sindacalisti di altri.
E allora parliamo pure di Fincantieri. Ma abbiamo, tutti, il coraggio - sai che sforzo! - di dire che il blocco dell’aeroporto è illegale (in lingua italiana si chiama: reato) e danneggia lavoratori meno uguali di altri; che il blocco stradale è illegale e danneggia lavoratori meno uguali di altri; che la mancata consegna di una nave regolarmente pagata dall’armatore (che ha già venduto i biglietti per la prima crociera) è illegale e danneggia lavoratori meno uguali di altri. E abbiamo anche il coraggio di dire - forse è un altro sforzo immane per alcuni, non per altri - che nessun lavoratore della Fincantieri di Sestri Ponente rischia il posto di lavoro, sempre che voglia lavorare. A differenza di quei 360 e più lavoratori delle aziende di Sampierdarena che...
Bene fa, dunque, il ministro a incontrare il giorno 10 i sindacati a Roma. Sarà un rito bellissimo, ma sostanzialmente inutile, in mancanza di navi da costruire e, soprattutto, in mancanza di voglia di lavorare di chi dovrebbe costruirle (vero, signor sindacalista Bruno Manganaro, lei che pretende di fare «solo navi da crociera e nient’altro»?).


Come diceva Winston Churchill: «Un problema rimandato è un problema mezzo risolto». O no? Intanto possiamo far finta di crederci. E Passera? Passerà. Intanto l’equivoco resta, l’illegalità cresce. E la giustizia sociale crolla. Ma i posti di lavoro non si difendono, né si creano così.

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