«Sono Mario Monti. Sono stato in Europa. Ho mostrato le misure alla Merkel. Lei ha detto: misure impressionanti». Si esprime a scatti il robot del nuovo premier, già un cult in rete, incarnato da Maurizio Crozza a Italialand. A tratti però, lui interrompe la parodia e va al sodo: «C’è una cosa che mi dà fastidio. Merkel e Sarkozy sanno già che mazzo ci faranno. In Europa tutti lo sanno, tranne noi italiani. Scusa Mario, vuoi dire qualcosa anche a noi? È come quando arrivi al villaggio e chiedi “avete visto mia moglie?” e tutti ammiccano...». Certo, si sa già che reintrodurrà l’Ici... «Quando tornerete a casa e troverete il bollettino dell’Ici anche sulla cuccia del cane date un bacio ai vostri figli e dite: questo è l’Ici che ci ha messo Mario Monti... Ici Ici ahia ahia».
Finora quella di Crozza è la satira più efficace al governo dei tecnici. Moscia Luciana Littizzetto che batte la strada del solito anticlericalismo a sfondo sessuale («Sono dei mezzi preti. Perciò i vescovi sono contenti: questo è un governo rigido nei principi e morbido nelle mutande»); prevedibili e di maniera le vignette di Vauro Senesi (Monti dice «Siamo tutti sulla stessa banca»); morbido Fiorello che su Raiuno deve far divertire più che graffiare. Insieme con gli Sgommati di SkyUno che propongono un Monti in versione Furio, il pignolissimo personaggio di Bianco rosso e Verdone, che con il suo rigore patologico esaspera persino la coppia Merkozy, quella di Crozza è l’unica comicità d’opposizione del momento.
Tutto sommato non c’è da stupirsi. Era prevedibile che il cambio della guardia sarebbe stato una prova di maturità e avrebbe selezionato i guitti della risata. Quelli che campano su Berlusconi. E quelli che sono dei professionisti. Quelli che pigiano sempre gli stessi tasti. E quelli che adottano nuovi strumenti. Quelli che si spengono perché hanno perso la vena militante. E quelli che sono svelti a riciclarsi. Proprio la sera delle dimissioni del Cavaliere, allo Speciale Ballarò Antonio Cornacchione l’aveva detto chiaro: «Grazie Silvio, grazie a nome di tutti noi comici. Perché quando non sapevamo che cosa dire, quando la pagina era bianca, arrivavi tu...».
Invece ora tocca mettersi a lavorare. Come dimostra di aver fatto Crozza. Sarà per quel fondo di grillismo che gli permette di non fare sconti a nessuno, sarà per la capacità di imitare, cantare e monologare al contempo, o per la qualità degli autori in stato di grazia; sarà per tutto questo, sta di fatto che, senza patire deliqui da orfano del Cav, il camaleontico Crozza è passato in fretta sulla sponda del post-berlusconismo. L’altra sera, per esempio, era contornato da un gruppo di ballerine discinte che lo accompagnavano cantando e sgambettando al Moulin Rouge dell’Ici sulle note di un’esilarante Lady Marmalade. «Voulez vous pagher avec moi l’Irap/ Voulez vous parler con le banc/ Ici Ici Ahia Ahia/ Ici Ici eccola qui». Certo, non si sta parlando di capolavori dell’arte della risata. Solo di una satira che fa degnamente il proprio dovere: spazzolare il contropelo al potere, a prescindere dal fatto che chi lo rappresenta ci sia più o meno simpatico. Un po’ come fanno i mercati, per esempio, che non si lasciano troppo influenzare dal cambio d’inquilino a Palazzo Chigi finché questo non comporta anche un sostanziale cambio di politica economica.
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