Rimini - Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà, per cosa sarà ricordato il Meeting 2010?
«Il tema del desiderio di cose grandi come vera natura di tutti gli uomini, che abbiamo scelto per questa edizione, che ha portato anche a fatti storici che sono avvenuti proprio qui al Meeting».
Quali?
«Il principale è stato l’incontro tra il metropolita Filarete, uno dei patriarchi di Mosca e il cardinale Péter Erdò. Un grande incontro ecumenico basato sul riconoscimento intorno a Cristo».
Eppure siete finiti sulla bocca di tutti per altre cose.
«Partendo da questo sustrato religioso e umano, abbiamo cercato di vedere anche la crisi economica. Con i ragazzi della Cattolica e della Bocconi abbiamo fatto una mostra dove abbiamo reso evidente che la chiave di volta di questa crisi è la riduzione di tutto alla razionalità economica, a una visione dell’uomo ridotta. In molti si sono ritrovati in questa lettura: da Passera alla Marcegaglia, da Geronzi a Marchionne e oggi nel dibattito Ettore Gotti Tedeschi e Ferruccio de Bortoli hanno rilanciato la stessa idea. Il desiderio di cose grandi significa anche che lo sviluppo di un popolo parta dai suoi desideri non ridotti, e dalla sua iniziativa secondo il principio di sussidiarietà».
E questo messaggio di un’economia umanizzata lo ha ritrovato anche nel discorso dell’amministratore della Fiat?
«Marchionne è stato un esempio clamoroso di questo. Ci ha offerto, al posto della lotta di classe, un grande progetto: rilanciare una impresa industriale che dà lavoro, direttamente e indirettamente, a molta gente. Ci ha chiesto: volete partecipare a questo progetto, condividendo doveri e non solo diritti? Il desiderio di cose grandi ha a che fare con i grandi progetti, con la sfida della serietà nel lavoro e del cambiamento».
È stato un Meeting un po’ allergico alla politica?
«La politica deve sempre avere un nesso con la società civile perché il suo compito è di servirla, così come scopo della società è servire il desiderio delle persone. Gli uomini politici devono essere espressione di questo legame, altrimenti non rispondono al loro compito. E non si può pensare che un uomo solo possa risolvere i problemi di una nazione».
Dal Meeting sono arrivati segnali a favore del quoziente familiare. È una vostra richiesta per il resto della legislatura?
«Siamo convinti che sia in crisi l’idea dell’uomo solo nel rapporto con lo Stato, senza nulla di mezzo».
Spera che il quoziente arrivi entro la legislatura?
«Io spero che il Libro bianco di Sacconi sia attuato, se non c’è una riforma del Welfare che va in quella direzione andiamo verso l’America, nel senso di un mondo fatto esclusivamente di ricchi e di poveri».
Sacconi ha anche lanciato la biopolitica.
«È fondamentale. Sarebbe devastante accettare una deriva radicale dell’uomo».
Possibile mettere in agenda questi temi in questa legislatura?
«È possibile evitare che siano messe in agenda riforme distruttive. Non permettere la deriva che c'è stata in altri Paesi».
Un messaggio politico l’avete fatto passare: no alle elezioni. Il vertice di maggioranza è andato nella direzione che voi speravate?
«L’abbiamo detto fin dall’inizio, vogliamo che non finisca la legislatura e non vogliamo governi tecnici. Lo hanno sostenuto tutti qua e mi sembra sia prevalso il buon senso».
Che idea si è fatto delle cause che hanno portato alle turbolenze estive nella maggioranza?
«Se la politica non ha a che fare con i movimenti reali, uno può inventarsi delle posizioni senza che queste abbiano un riscontro sui problemi reali. Si creano divisioni che la gente non capisce, perché la gente vuole vedere prese di posizioni su contenuti. Da questo punto di vista non ho capito cosa è successo».
Se parla di Gianfranco Fini, ha posto anche delle questioni di merito. E sui cinque punti del governo gli esponenti di Fli non hanno nascosto riserve.
«Allora, guardi, siamo tutti per la giustizia quando non è strumentalizzata. Chi è contro? Conosce qualcuno che è per l’aria inquinata? Proprio non capisco. Del resto, hanno detto di essere d’accordo con il 95 per cento di quello che vuole fare la maggioranza. Dove è il problema?».
Un po’ di gossip.
«Nessuno dei due è stato invitato agli incontri. Bersani è venuto a visitare il Meeting. Berlusconi sarebbe stato ben accetto, se avesse voluto fare lo stesso».
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