Grazie alla vittoria della Ferrari a Monza stiamo di nuovo vivendo un momento di enfasi patriottica, in un tripudio di trionfalismi sul glorioso ritorno di “Made in Italy”, genio italiano e tutto quanto il resto. Verissimo: grande vittoria. Però paradossale. A firmarla, più di Alonso e della sua macchina, i meccanici ai box. Con un minimo di pudore, gli stessi vertici di Maranello precisano che si tratta di un trionfo della squadra. E vorrei pure vedere. Se i fenomeni del pit-stop non avessero cambiato le gomme in 3 secondi, Alonso e il popolo rosso festeggerebbero un bel piazzamento. Punto. La vittoria è vittoria, e non c’è niente che possa sminuirla. Però non possiamo neppure sorvolare sul grottesco di questo trionfo: per sua natura, sin dalla nascita, la Formula Uno è pur sempre il regno della ricerca tecnologica e dell’esasperata corsa a guadagnare cavalli. Questo è lo sport che più di tutti solletica le fantasie con il suo mito estremo dell’alta velocità. E allora diciamolo: non è per niente esaltante, in questo regno dell’alta velocità, vincere da fermi. Mi rendo conto che scalfire il rosso lucido della Ferrari, in Italia, è come bestemmiare il chiesa. Ma qui la Ferrari c’entra poco. C’entra la demenziale situazione raggiunta dalla Formula uno, in questa sua corsa – stavolta sì forsennata - a complicarsi le regole e la vita. Che vinca la Farrari o la Red Bull, non cambia nulla. E’ come si vince in Formula uno a rendere tutto un po’ deprimente e persino un po’ ridicolo. Chiedo: dov’è finita la sofisticata arte dei reparti corse per guadagnare un cavallo in più? Dov’è finito il coraggio del pilota per staccare un metro più in là? Dov’è finito il manico per un sorpasso più acrobatico e spericolato? Da come s’è messa, viene da concludere che tutto questo non serva più. Superfluo. Nel pianeta magico della supervelocità vince chi è più forte a motori spenti. Spettacolare. Se davvero è questo che ci esalta, possiamo procedere con i regolamenti. Risparmiamo un sacco di soldi e non mandiamo neppure più le macchine in pista. La nuova Formula Uno dev’essere così: piloti aboliti, reparti corse chiusi, davanti ai box vecchie carcasse di Duna e di Seicento rimediate negli sfasciacarrozze. Lì a fianco, gli squadroni dei gommisti in assetto da gara. Pronti via e mano alle gomme. Vince chi ci mette meno. E’ sempre alta velocità, in un certo senso.
Assurdità? Sì, molto assurdo. Ma è più o meno lo spettacolo che ci sta esaltando da domenica scorsa. Non so se siamo più assurdi noi o la Formula Uno. Comunque lunga vita alla Ferrari. Non so quanto sarà lunga quella della Formula uno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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