Se la fiducia muore nell’attesa

Se la fiducia muore nell’attesa

(...) fosse invece così mal ridotta «per l’attuale stato sia delle piastrelle in molti punti del marciapiede lato mare, sia delle aiole centrali, con l’erba inaridita per mancanza di manutenzione, e con le palme penzolanti di lance secche».
Rilievi incontestabili, per chiunque, sindaco compreso, si trovi a transitare in un giorno qualsiasi per il lungomare. Magari qualcuno passa e va - pensava Castellano - magari qualche turista fa commenti pessimi, poi però tira dritto e si ripromette di non tornare più.
Ma, insomma, un sindaco, un’amministrazione comunale che si rispetti, che governi in nome della «Nuova Stagione», non potrà ignorare il grido di amore e di dolore che sale da tante parti della città e, adesso, anche da Castellano!
«Lei, primo cittadino di Genova - scriveva il Capitano di Lungo Corso, sempre fiducioso - penso che abbia il dovere di vedere e sapere tutto sullo stato di accoglienza della sua città. La invito pertanto a volersi cortesemente interessare fattivamente al problema, mettendo in moto urgenti interventi, del resto nella norma e non troppo costosi».
Il congedo suonava così: «Resto in attesa di una sua cortese risposta scritta e frattanto le porgo distinti saluti».
Un messaggio lineare, gentile, rispettoso dei ruoli. Spedito il 10 marzo scorso alla volta di Palazzo Tursi, con la speranza (la fiducia?) di avere un riscontro e, soprattutto, una promessa, almeno quella!, di intervento.
Passa un giorno e passa l’altro, passano le settimane, ma la cassetta della posta del Capitano Castellano, in via Ausonia 22, non riceve neanche un bigliettino firmato dal sindaco o da uno dei suoi collaboratori. «Saranno molto occupati - sospira Castellano -, sarà anche colpa delle Poste che ci mettono tanto a smaltire la corrispondenza...».
La fiducia, ecco: quella benedetta e dannata fiducia. Comincia a scemare, poi viene meno del tutto.
Sono passati più di 43 giorni, un’eternità per chi ha (aveva) fiducia, ma ha anche un po’ di anni sulle spalle. Allora Castellano scrive al «suo» Giornale, quello che legge tutti i giorni da sempre: «Quello sì che non ha mai tradito la mia fiducia. Provateci voi, del Giornale, a smuovere la sindaca». Il concetto è chiaro. «Vi pare giusto che il sindaco di Genova non dia neppure un cenno di risposta a una lettera di un suo concittadino? Un caso a dir poco sconcertante - aggiunge Castellano -. A questo punto, ormai, devo ritenere che Marta Vincenzi non penserà minimamente a rispondermi. Vi pare giusto e corretto che un sindaco si comporti così, specie di fronte ad argomentazioni strettamente giuste e relative alla sua città?». Domanda retorica, risposta obbligata: «No».
Il tempo di ricevere la lettera accorata in redazione e programmarne l’uscita. Ecco, va in pagina domani. No. Non più.
La lettera deve far posto a un’altra comunicazione: il Capitano ha appena concluso il suo ultimo viaggio, se n’è andato e ora naviga nei mari più lontani. Voleva, certo che voleva, il Capitano, ma non ha potuto aspettare la risposta della sindaca, la «sua» sindaca.


E ora, chissà, guarda corso Italia, Genova, il Comune, da un’altra prospettiva che non è proprio di fiducia. Scommettiamo che aspetta ancora la risposta? Mica per sé: l’aspetta per i suoi concittadini che hanno ancora un briciolo di fiducia. Loro sì, nonostante tutto.

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