Presidente emerito Francesco Cossiga, premesso che come sempre non sto registrando questa telefonata...
«Non c’è neppure bisogno che me lo dica».
Fa piacere che nutra fiducia.
«Mi son fatto mettere un apparato rivelatore: se uno ci prova a registrare, io lo so subito».
Ne sa una più del diavolo. Ma è giusto registrare le conversazioni?
«Quando sono al telefono, chi se ne frega!... Di solito ricordo al maresciallo di Finanza o dei carabinieri che sono parlamentare e che mi lascino stare, altrimenti son guai grossi... ».
Ma registrare un colloquio privato con altra persona...
«Mai, salvo per scherzo... Come talvolta ho fatto con gli amici, tanto per risentire assieme e poter dire: “Guarda le cazzate che hai detto”».
Invece, nel campo politico...
«Nel campo politico le cose che dici in privato dovresti poterle sostenere anche in pubblico».
In teoria, nella pratica...
«Non nella pratica. Nel Pd... ».
Non si fidano l’uno dell’altro.
«Brutto segno. Bruttissimo: significa che sono proprio messi male, se c’è bisogno di registrare il colloquio tra il sindaco e i segretari provinciali e regionali».
Ammettiamolo, la sindaco Rosetta Russo Iervolino ha sbagliato.
«Difendo Rosetta, e non soltanto perché è stata mia collega di partito. Se è vero quello che ha dichiarato, e cioè che Nicolais e l’altro sapevano che il colloquio fosse registrato, di che cosa si lamentano? Pare che fosse in bella vista sul tavolo...».
Pare che ce ne fossero due.
«Sì, uno in una penna alla James Bond. Ma ce ne sono di mille tipi... Comunque che i due non se fossero accorti è poco verosimile».
Sempre aggiornatissimo sui ritrovati tecnologici. Ma lei ha mai fatto registrare i suoi colloqui politici?
«Mai, mai».
Perché?
«Ma perché è una cosa... come dire, poco elegante».
Nemmeno da ministro dell’Interno? O da presidente del Consiglio?
«Mai. Tenga presente però che le conversazioni ufficiali con i capi di Stato esteri, specie ai tempi della guerra fredda, era prassi registrarle».
E colloqui privati?
«In privato, mi è capitato una sola volta, alla vigilia della seconda guerra d’Irak, quando a Roma arrivò Tarek Aziz e mi chiese un colloquio personale. Era un diplomatico molto intelligente, di religione cattolica. Io non ricoprivo alcuna carica, ma la situazione era talmente delicata che tra guardie del corpo sue e mie, la casa fu invasa. E il colloquio registrato».
Ed è mai stato vittima delle cosiddette «cimici»?
«Gli spagnoli ai tempi del governo Aznar mi spiavano alla brutta... Poi il controspionaggio mi avvisò».
Per i suoi contatti con il Partito nazionalista basco, immagino.
«Certo, e non li ho mai interrotti. Sa che è al vaglio delle superiori autorità dello Stato la mia testimonianza a Bilbao, al processo contro gli irredentisti baschi? Sono stato indicato come teste a discarico sia dal mio amico ingegner Etxevarria che da altri due leader di Batasuna... ».
A proposito degli scenari internazionali, Cossutta ha dichiarato che i comunisti a Botteghe Oscure non hanno mai registrato colloqui.
«Vero, non penso che lo facessero. Erano spiati loro, piuttosto».
E da chi?
«Dal Kgb, naturalmente. Ricordo una volta che Ugo Pecchioli venne da me, all’epoca ministro dell’Interno. Era preoccupato, si guardò attorno, abbassò la voce e sussurrò in tono confidenziale: “Abbiamo il timore di essere spiati dal Kgb... ”».
E lei che gli rispose?
«Amico mio, gli dissi, voi non dovete avere il timore di essere spiati... Dovete avere la certezza! Ma che vi aspettavate, dopo avere preso le distanze da Mosca, predicato l’eurocomunismo eccetera? Lui mi chiese se avessi potuto fare qualcosa per bonificarli... ».
Bonificare il Bottegone dalle «cimici» infilate dal Kgb? Da morire dal ridere...
«Appunto. A parte il divertimento per me o per te, gli risposi, pensa che potrebbe succedere se la cosa si venisse a sapere... che io, ministro dell’Interno, ho infiltrato uomini a Botteghe Oscure per liberarvi dai microfoni dei comunisti russi? Soprassedemmo».
Non si può soprassedere purtroppo su questa storiaccia all’interno del Pd, partito male finito peggio.
«È un ammasso di cocci, sarebbe stato meglio mantenere la distinzione tra Ds e Margherita. Era difficile superare le radici differenti del socialismo e del cattolicesimo democratico: non dimentichiamo che l’idea era di Prodi, e Prodi era un post ideologico... Ora non c’è più lui, e non basta copiare gli americani per costruire il grande Partito democratico. Continuano a non capirlo... ».
Ci risiamo: non dirà che tutta la colpa è del povero Uòlter Veltroni? E che farebbe senza il posto di segretario del Pd?
«Non si preoccupi per lui, è già stato contattato dall’amministrazione di Barack Obama... Farà il sottosegretario per gli affari africani».
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