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Se i rampolli sanno farsi valere

Tra i casi positivi individuati da Astone ci sono tre esempi molto significativi. Quando Luca Garavoglia arrivò in Campari, aveva 24 anni. Era il 1994. E l’azienda milanese aveva una dimensione media e un paio di marchi. Garavoglia è un figlio d’arte fino ad un certo punto. Il padre infatti era un manager del vecchio signor Campari, che però non aveva eredi in azienda. In pochi anni Luca l’ha trasformata in una multinazionale con 40 marchi e 1 miliardo di euro di fatturato. Sull’eredità del padre, Luca ha combattuto una dura battaglia legale con la sorella Maddalena. E ha perso: dovendole versare un conguaglio di più di cento milioni di euro. Un affare di famiglia che però non ha danneggiato l’azienda.
Alessandro Garrone nel 2002 ha sostituito il padre Riccardo alla guida della società petrolifera genovese Erg. Ha capito per tempo che non si poteva vivere di sola benzina. Ha dunque mantenuto le raffinerie di famiglia, ha fatto affari con i russi, ma nel contempo è riuscito a trasformare la sua azienda nel leader italiano delle energie rinnovabili.
Anche l’ultima generazione della più vecchia azienda d’Europa, la Beretta, mantiene una certa capacità gestionale. Pietro e il fratello Franco hanno raddoppiato il fatturato della società anche grazie alla diversificazione nella moda e negli accessori.

Non solo armi dunque per la storica dinastia.

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