Se le «Impronte» sono gatti-lampade

È una vera piccola festa degli occhi e della mente la mostra Impronte alla galleria La Galliavola Arte Orientale (via Borgogna 9, fino al 22 dicembre). «Di una vita, di una collezione o di un gatto... » recita il sottotitolo che la accompagna, e infatti, proprio partendo dalla raccolta privata proveniente da un palazzo milanese i curatori hanno messo insieme un corpus di porcellane, giade e bronzi che ha nelle cosiddette nightlights il suo punto di forza e di curiosità. Si tratta di una serie di lampade a forma di gatto, provenienti dalla Cina e datate dal XV al XIX secolo, un genere allora in di moda in occidente, ma poco divulgato e conosciuto a livello museale, visto che il solo British museum di Londra ne conserva alcuni esemplari. Così, questa mostra è anche un unicum perché mette insieme il maggior numero di queste lampade finora esposto e lo fa con una tipologia e una espressione decorativa, dal monocromo al più riccamente dipinto, che ne testimonia la ricchezza e il gusto.

Cave all’interno e utilizzate per contenere piccoli lumi in cera la cui luce, fuoriuscendo da piccole fessure create nelle bocche e negli occhi, e da fori sulla schiena dell’animale, produceva un suggestivo effetto lampada, le nightlights nacquero intorno alla metà del Millecinquecento.

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