Povero Sacco e povero Vanzetti. Giustiziati due volte. Nella realtà dal tribunale di Boston e nella finzione da quello di Segrate. Dove le condanne a morte si eseguono su istigazione, inappellabile, della giuria più feroce e più nebulosa, l’Auditel. Ma si sa, le convenienze della pubblicità strangolano da troppo tempo gli interessi del telespettatore. Stavolta però è stato abbondantemente superato il limite della cattiva creanza. Perché un conto è cambiare le carte in tavola, ovvero la collocazione dei programmi, il giorno prima della messa in onda, un altro modificarli il giorno stesso. Sia detto senza alcuna ironia verso i settimanali specializzati, ormai insensibili a uno schiaffone come a un pugno.
Non così per il pubblico. Una variazione disposta alla vigilia provoca un danno soltanto alle casalinghe di Voghera (o di Latina o di Cerignola), che non comprano i quotidiani nemmeno su ricetta medica; il resto della popolazione adulta può correre ai ripari semplicemente scorrendo la pagina della tv, anche se tra Rai e Mediaset una ventina di variazioni (al giorno) rispetto al menu originario non sono facili da digerire. Ma mettiamo che il signor Tal dei Tali, in partenza per chissadove avesse programmato il videoregistratore alle 21 di domenica 13 e di lunedì 14 su Canale 5, per gustarsi al ritorno le due puntate di Sacco e Vanzetti. Bene, il lunedì in tarda mattinata i soloni dei palinsesti, preso atto degli ascolti, bassini ma non proprio da Otto e mezzo, della prima puntata della fiction, tra parentesi di ottimo livello, decidono di trasferire la seconda su Rete 4. Peccato che i quotidiani escano una volta al giorno, se no avrebbero un altro nome, e che quindi non ci sia modo, almeno attraverso la cosiddetta carta stampata, di avvertire lo spettatore. Il quale può rendersi conto dello stravolgimento in atto unicamente tenendo acceso il televisore, quello sì cortese (e assillante) messaggero di notifiche aziendali. Da questo punto di vista, ecco avvantaggiate, rispetto ai lavoratori esterni, le casalinghe di cui sopra, eternamente incollate al teleschermo.
E l’ignaro signor Tal dei Tali? Non è che voglia sapere come la fiction andrà a finire, essendo la storia piuttosto conosciuta, però prenotarsi per la disperata, eroica lotta contro l’ingiustizia dell’eccellente tandem Fantastichini-Rubini e ritrovarsi davanti l’inespressiva (di viso, s’intende) Jennifer Lopez che squittisce senza tregua in una delle commedie più insulse di Hollywood, come Prima o poi mi sposo, è roba da provocare una terribile orticaria. Pazienza, non sarà la fine del mondo se un altro granello di scortesia va ad aggiungersi alla Montagna della Villania.
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