Africa, certamente. Ma quella che nessuno schermo o volo last-minute potrebbe svelare. Perché l'Africa che si offre allo sguardo al Museo Civico di Storia Naturale «Giacomo Doria» (via Brigata Liguria 9, Genova, fino al 3 ottobre 2010) è quella decantata nella fotografia e nella pittura. Nelle avventure di quei «Due genovesi in Africa» - Fernando Galardi (Chiavari, 1932) e Gianni Carrea (Serravalle Scrivia, 1942) - sottese da amicizia e dalla volontà di porsi in ascolto di un mondo altro. Un mondo che nell'immagine non dimentica ritmi, letture e passi: quei tanti chilometri macinati nelle viscere di un continente alla ricerca dei suoi animali. Ma che soprattutto non scorda il proprio imperativo, quello di allontanarsi dalle vicende incontrate lungo il cammino, per quanto straordinarie, per condensarne il senso primo e ultimo e decantarlo nell'immagine. Così ottanta scatti di Galardi e una trentina di dipinti di Carrea danno vita a questa mostra «che dona uno sguardo diverso ma dettato da un'attitudine realistica sugli animali, offrendo anche una nuova chiave di lettura delle collezioni del museo» sottolinea il suo direttore Roberto Poggi. Le fotografie di Galardi - che abbiamo amato nei Licheni di Sbarbaro e nei tanti ritratti d'artista - conducono lo sguardo tra quotidianità e occasioni. Nel passaggio di un guado di un esercito di gnu e tra gli artigli di un'aquila che ha appena catturato un serpente. A spiare un branco di zebre dove ne spicca una rarissima, albina, e ad ammirare un leopardo che scende da un ramo. A seguire le corse di tanti animali per la savana, intuendo che anche lui era in movimento, su una jeep, con il suo obiettivo. Alla guida c'era di certo Carrea: insieme sono stati in Africa molte volte - la prima nel 1983 alla ricerca di quei gorilla cui Dian Fossey, che infatti hanno incontrato, ha dedicato la vita - armati entrambi di macchina fotografica. Ma gli scatti di Carrea sono funzionali all'esito pittorico. Una sorta di taccuino visivo da cui trarre gli elementi essenziali per costruire quelli che sono veri e propri ritratti degli animali che studia da oltre trent'anni. Leonesse, leopardi e gnu sono il frutto di un lavoro paziente che conduce a un iperrealismo prezioso, nutrito dalla consonanza con il proprio oggetto d'indagine.
Qui, dove si coagulano visione e conoscenza, riemerge anche quel residuo concettuale che alla fine degli anni '70 lo induceva a portare nella galleria Rotta non solo quadri ma anche oche e anatre con cui aveva sperimentato l'imprinting di Lorenz. Se i dipinti di Carrea conducono allora nelle zone liminali del visivo, la fotografia trova con Galardi quell'istante che solo l'esperienza concede, per una mostra che porta «a casa» i frutti di tante avventure.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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