Se l’orrore aiuta a crescere

«Senza destino - ha scritto Hölderlin - sono soltanto gli dei beati». Anaid, la giovane eletta del clan della lupa protagonista di una delle saghe più avvincenti che siano mai state scritte, nell’ultimo romanzo di Maite Carranza, La maledizione di odi (Salani, pagg. 414, euro 18, trad. Anna Benvenuti), scioglie i nodi dell’infelicità e della colpa nella sfera del fato e delle sue leggi. Tesa alla scoperta di se stessa nel confronto con le generazioni che l’hanno preceduta e innanzitutto con la madre, ristabilisce l’ordine infranto con la forza dei suoi poteri magici e la fermezza del suo carattere.
Vincitore della «Newbery Medal 2009», il romanzo di Neil Gaiman, Il figlio del cimitero (Mondadori, pagg. 344, euro 17, trad. Giuseppe Iacobaci) è una metafora delle contraddizioni e degli incubi dell’esistenza. Non a caso anche da questo romanzo, come da Coraline, sarà tratto un film. La narrazione si svolge in un cimitero dove i morti sono evanescenti presenze piene di passione, non tanto diversi dai vivi. Da loro il bambino è al sicuro perché i morti l’hanno adottato per proteggerlo dall’assassino dei genitori che vuole uccidere anche lui.
Pochi gialli come Amiche per la pelle di Christopher Pike (BUR, pagg. 168, euro 7,50, trad. Giovanna Albio, postfazione di Antonio Faeti) colpiscono per l’atmosfera cupa che immerge in un’avventura dal finale drammatico.

C’è tutto: il contenuto che appassiona, la trama che avvince, lo scenario mozzafiato di una vallata scintillante di neve. Ma dietro il bagliore del gelo cova il mistero di un presunto omicidio che impedisce la comunicazione tra le giovani protagoniste.

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