Il pesce dei fondi europei purtroppo è marcio. Se questo fiume di denaro fosse semplicemente stato gestito da «cialtroni», come ha detto il ministro Tremonti, sarebbe già un buon risultato, capita però che la sciatteria e l’incuria che portano al non utilizzo delle risorse siano solo l’aperitivo di un pasto indigesto, dove il malaffare e la truffa affiorano per ogni dove.
L’alzata di scudi dei governatori delle regioni meridionali ha veramente poca ragione d’essere: l’unica scusante che si può dare a molti di loro è che, essendosi insediati da poco, non gli si può attribuire responsabilità personali, che spesso ricadono sulle amministrazioni precedenti. Peccato però che la responsabilità di un ente prescinda da chi lo gestisce: il debito pubblico italiano ad esempio non viene azzerato dai cambi di governo e, allo stesso modo, gli sprechi o l’incuria delle regioni del Sud sono un fatto acquisito; pretendere di non subirne le conseguenze perché di fresca nomina è un trucchetto che non sta in piedi e rientra in una commedia da smantellare a tutti i costi che vede i furbi arlecchini delle regioni tanto più bravi quanti più zecchini riescono ad ottenere da Pantalone, senza subire conseguenze per le inefficienze loro o di chi li ha preceduti.
«Cento miliardi di euro per il Sud» fu lo slogan scelto dal governo Prodi nella sobria cornice della Reggia di Caserta dopo l’approvazione finale del piano dei fondi europei, su progetto iniziale dello scorso governo di centrodestra. La cifra è enorme e basterebbe ad esempio ad abbattere il debito pubblico della Grecia, a livelli non lontani da quelli della Germania. Purtroppo alla verifica dei fatti il quadro dei risultati risulta desolante. Scorrendo le cronache degli ultimi anni si ha l’impressione che la più fiorente industria nata in meridione grazie ai fondi Ue a loro dedicati sia quella delle «cartiere», società che invece di produrre fogli si dedicano alla ben più remunerativa attività di stampare fatture, ovviamente false, da presentare all’incasso perché vengano coperte con i soldi veri dell’Europa a fronte di lavori mai eseguiti.
La frequenza delle segnalazioni è preoccupante: risale alla settimana scorsa un’operazione che ha portato alla denuncia di numerose persone a Termini Imerese, un territorio che pure avrebbe bisogno di lavoro, con l’accusa di aver incassato centinaia di migliaia di euro erogati dall’Europa per creare agriturismi presentando una «contabilità fittizia». Pochi giorni prima altri tre arresti a Palermo per il solito giochetto: un bel progetto approvato per creare «attività industriali e agriturismi» e soldi incassati a fronte di un sistema di spese totalmente falso, dalle fatture alla documentazione bancaria. Il rischio poi è che le truffe scoperte siano solo una piccola frazione del totale.
Quando gli ispettori della Ue si degnano di fare qualche scampagnata dalle nostre parti ricevono dossier inquietanti: basti ricordare la relazione finita nelle mani di uno di essi dove si dava conto che qualcosa non andava perché a seguito di indagini si era scoperto che un tale, non appena incassava il finanziamento europeo per la viticoltura, si precipitava a giocarselo alle slot-machines a botte di quarantamila euro a settimana.
Si tratta forse di truffatori astutissimi e le Regioni sono anch’esse vittime? Difficile sostenerlo: il sistema dei contributi europei è ispirato al principio dell’«addizionalità», vale a dire che i denari si sommano ad altri contributi deliberati ed approvati dagli enti locali, tant’è vero che spesso tra gli indagati vi è anche il funzionario statale accusato di aver «spinto» la pratica in cambio della propria fetta, oppure qualche dirigente di banca che ha «venduto» a caro prezzo il finanziamento iniziale necessario per ottenere il sospirato euroassegno. Dato quindi che l’ente locale ha una funzione essenziale per l’erogazione dei fondi spetta a lui in prima persona l’onere del controllo.
Prima di piangere miseria bisognerebbe almeno dimostrare di aver smesso di soffiarsi platealmente il naso con i soldi che ci sono.
posta@claudioborghi.com
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.