Ridurrei l’intera riforma della giustizia a un solo articolo: il magistrato non è Dio in terra. Non è infallibile, non è onnisciente né onnipotente, non è al di sopra del bene e del male, non è neutrale, non è depositario unico e autorizzato della Verità, non può entrare dappertutto e occuparsi di ogni cosa in cielo, in terra e in ogni luogo. Perché il problema vero della Giustizia è di natura teologica. Da quando dilaga l’ateismo e non crediamo più alla Verità Unica e Assoluta, da quando non funzionano più neanche i surrogati teologici, ovvero le ideologie, abbiamo lasciato il ruolo di Dio al Magistrato. Lui stabilisce i confini della vita e della morte, occupandosi di bioetica ed eutanasia. Lui decide la sorte di famiglie, minori, adozioni.
Lui stabilisce quali reati perseguire e quali no, di quali occuparsi e quali far marcire negli anni. Lui decreta se il politicamente scorretto è perseguibile a norma di legge oppure no, giudizi storici inclusi. Lui impone se devi cedere o no la casa di tua proprietà e i tuoi leciti guadagni alla tua ex moglie, e decide se tutelare i tuoi diritti elementari o se adottare una giustizia compensativa e distributiva, fondata sul principio egualitario che devi dare per la sola ragione che guadagni di più. Lui entra nella vita privata e decide quando la sessualità è reato e quando invece è libera privacy. Lui decide i palinsesti, reintegra i giornalisti, indica cosa devono fare e di fatto decide la linea editoriale dei tg. Lui può forzare e reinterpretare le leggi e di fatto modificarle attraverso le sentenze.
Lui può rovesciare i verdetti della volontà popolare. Lui è il Supplente di Dio e può intercettare e sputtanare anche la vita più intima. Lui non paga se sbaglia.
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