Se il migliore (Luzzatto) tace restano solo i peggiori (noi)

Ci sono i migliori e i peggiori. I degni e gli indegni. I migliori hanno fatto qualche errore in passato. A esempio, hanno lasciato ai peggiori l’esclusiva di alcune notizie. Tipo: la Resistenza non è stata solo una gloriosa guerra di liberazione ma anche una sporca guerra civile. I migliori lo sapevano ma l’hanno lasciato scrivere ai peggiori, come Giampaolo Pansa. Ora i migliori stanno compiendo lo stesso errore con il Risorgimento. E lasciano ai peggiori il compito di sottolineare come l’unità d’Italia sia stata anche una guerra di conquista, specie al sud, conclusasi con un bagno di sangue spacciato per «lotta al brigantaggio». Queste cose le dovrebbero dire i degni.
Questa divisione un tantino manichea è frutto del pensiero di uno dei degni, lo storico Sergio Luzzatto divenuto famoso per le polemiche contro i giornalisti che si danno alla storia (leggi: Pansa e Vespa, revisionisti per giunta), verso i quali aveva invocato un’operazione di «igiene culturale». Il professore dell’università di Torino, ieri ospite su La7 all’Infedele, ha commentato un’intervista rilasciata da Raffaele Lombardo, in cui il governatore della Sicilia esprimeva sensate opinioni personali, quelle già ricordate, un po’ neoborboniche. Davanti a Lombardo, sulla scrivania, c’erano due libri, Terroni di Pino Aprile e Il sangue del Sud di Giordano Bruno Guerri.
A questo punto interviene Luzzatto. Detto che l’intervista a Lombardo «non è deteriore da un punto di vista culturale» come quella di Borghezio andata in onda prima, Luzzatto aggiunge che non «è dicendo queste cose sui Mille che si diventa neoborbonici... ad esempio sulla scrivania il presidente aveva l’ultimo libro di Giordano Bruno Guerri che si chiama Il sangue del sud e che è il racconto della cosiddetta repressione del brigantaggio che è stata una guerra civile occultata per un secolo e mezzo. Ecco, se noi concediamo questi argomenti... Cioè è un po’ come la storia dell’altra guerra civile, noi abbiamo regalato, diciamolo anche per spiegarlo ai telespettatori, a Giampaolo Pansa che pure viene da tutt’altra storia, una storia molto più degna di quella che oggi abbiamo sotto gli occhi attraverso i suoi libri... ecco l’idea che la Resistenza non sia stata quel mito che per tanti anni ci hanno raccontato l’abbiamo regalata alla polemica antiresistenziale. Bisognerebbe non fare la stessa cosa con la repressione del brigantaggio, cioè è vero che l’Italia è stata inaugurata da un bagno di sangue e che questo bagno di sangue rifletteva la difficoltà di intere regioni meridionali a riconoscersi in un sovrano straniero che portava tante cose che all’epoca si potevano riconoscere come negative. Allora, se lo facciamo dire ai peggiori e non lo diciamo noi con gli strumenti, diciamo, di una cultura più o meno...

Come si può dire?, degna, poi i risultati sono questa confusione di ruoli, questa indistinzione fra vero e falso».
La separazione fra migliori e «peggiori», «degni» e indegni non ha destato alcuno stupore fra i presenti (Lerner, Eco e molti altri). E questa, purtroppo, è la notizia.

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