Nostro inviato a Firenze
Limmagine bucolica di Moggi pastore del gregge ci mancava proprio. A crearla è Angelo Peruzzi, che rivendica le sue origini di ragazzo di campagna. Per lui sarà il primo mondiale, ma da portiere esperto e navigato di questo mondo (e con un passato nella Juventus della Triade) dà la più curiosa lettura del tanto «chiacchierato» sistema-Moggi. «Ora sono tutti bravi a scendere dal carro, ma ognuno ha il suo modo di fare e si crea il proprio mondo. Lui laveva fatto, non da solo», è la premessa di Peruzzi. Che poi dipinge lo scandalo del calcio con una specie di parabola. «Moggi era il pastore con il suo gregge - dice - le pecore erano un po tutti: giocatori, dirigenti, giornalisti, chi più, chi meno. Ogni mattina, lui apriva il recinto e portava il gregge a pascolare, indicando a ciascuno dove andare. Cera lerba alta o lerba più verde. Poi la sera tornavamo tutti a casa, sazi e contenti, senza preoccuparci se lerba mangiata era buona o cattiva. E lui ci mungeva. Con questo non intendo dire che i responsabili siamo noi giocatori o qualche giornalista o qualcuno in particolare. Non sto dando ragione o gettando la croce addosso a Moggi. Prendete la storiella solo come un esempio».
Anche se il sistema creato era sicuramente diabolico. «Certo non è normale che un dirigente di club parli con un dirigente federale - aggiunge il portiere della Lazio - e ritengo grave che si cerchi di ottenere dei vantaggi per la propria squadra. In venti anni di carriera ho assistito a decisioni a favore e a sfavore e ad un po di sudditanza verso le grandi squadre. Gli errori ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Così come quelli di un portiere o di un attaccante. Fanno parte del calcio, è brutto solo se sono pilotati». E sullesito dellinchiesta dice: «Non credo che assisteremo ad una giustizia sommaria. Sono state nominate persone preparate e competenti, mi aspetto che chi ha sbagliato paghi.
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