Se ne accorge anche la Ue: l’articolo 18 fa male ai giovani

I tecnici di Bruxelles: in Italia troppe garanzie per gli adulti, i ragazzi sono penalizzati. Ma contro la riforma la Fiom proclama uno sciopero per il 9 marzo

Se ne accorge anche la Ue: l’articolo 18 fa male ai giovani

L’Europa corre in soccorso dell’Italia. E spedisce a Roma una task force per combattere la disoccupazione giovanile. Un problema, anzi una piaga che alla fine del 2011 ha raggiunto la percentuale, preoccupante, del 30 per cento. Per carità, mezza Europa se la passa anche peggio di noi: in Spagna gli under 25 senza occupazione sono il 49,6 per cento. Ma la Germania sta molto meglio e questo grazie a uno strumento, l’apprendistato, in cui al Ue crede molto. Da noi invece siamo molto indietro e allora la Commissione di Barroso ci manda il team, così come invierà squadre di esperti negli altri paesi che zoppicano, dalla Grecia alla Lettonia. L’idea è di imporci una correzione di rotta, diffondendo appunto la cultura dell’apprendistato e nello stesso tempo riprogrammando in questa chiave i fondi comunitari che, come al solito, giacciono in buona parte inutilizzati.
Si tratta di imparare a spendere, specie nelle regioni del Sud ultime della classe, e di svecchiare una mentalità fossilizzata e in parte ancorata a vecchi schemi ideologici. Tutto il tema del mercato del lavoro dev’essere ripensato - vedi articolo 18 e dintorni - ma la rivoluzione deve partire dal basso, dai ragazzi che iniziano la scalata per entrare nel mondo della produzione. Per la Ue, che si muove in perfetta sintonia con il governo Monti, l’Italia «ha una situazione unica in Europa. C’è una flessibilità estrema per i giovani, mentre per gli adulti ci sono troppe garanzie». Evidentemente c’è uno squilibro generazionale insostenibile, quasi una faglia che taglia anagraficamente il Paese. Ci vuole un intervento, par di capire, a gamba tesa: «La disoccupazione giovanile in Italia - sostiene la Ue - è causata da molti fattori, fra cui la segmentazione del mondo del lavoro e un sistema squilibrato di sostegno alla disoccupazione che ha creato diseguaglianze fra le generazioni».
Rieccoci al punto dolente. Ci vuole una virata, anche se la Fiom ha proclamato uno sciopero generale per il 9 marzo. Non solo, a problema si aggiunge problema: ci sono moltissimi laureati con le braccia conserte E quando l’attesa si allunga l’inserimento nel mondo del lavoro diventa più difficile. E poi ci sono differenze enormi fra regioni. Al Sud si spende poco e nello stesso tempo molti giovani abbandonano la scuola rimanendo senza formazione; al Nord le piccole imprese non riescono ad arpionare i fondi comunitari - il 29% delle risorse finanziarie è inutilizzato - e così sono costrette a licenziare. E allora già domani la squadra della Ue sbarcherà a Roma, come nelle altre capitali in difficoltà, per provare a far saltare il tappo. Poi i tecnici riferiranno a Barroso.

In contemporanea sul fronte dell’apprendistato si aspetta che le regioni definiscano le normative di loro competenza: la data limite è il 25 aprile e il governo è pronto a incalzarle. Forse, dopo anni e anni di dibattito, l’Italia è vicina ad una svolta. E potrebbe seguire il buon esempio tedesco.

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