Se noi uomini siamo a pezzi la colpa è solo delle donne

Caro direttore,
a questo punto propongo un appello per la dignità dell’uomo, dell’uomo in quanto maschio. Perché, per esempio, prendendone una a caso, dice Concita De Gregorio che le donne sono umiliate, ma a differenza tua, lei, Concita, non mi ha mai proposto di scrivere sull’Unità, discriminandomi sessualmente, non vedo altre ragioni, perché io sono bravissimo e scrivo meglio di lei, direttrice di un quotidiano di cui si è impossessata spadellando fuori Padellaro, un maschio (infatti lo spot diceva l'Unità è femmina).
Avendo licenziato, Concita, a suo tempo, anche Fulvio Abbate, scrittore maschio, perfino lui però adesso scandalizzato dell'umiliazione delle donne da parte di Berlusconi, un presidente del Consiglio a cui piacciono le donne belle, scandalo. Il quale Abbate, però, travestito da Fulvia Abbate in parrucca verde acido, nel difendere le donne, come molti a sinistra, tira fuori la cultura della Chiesa e del fascismo, come se l'islam fosse femminista (lì no, c’è «il rispetto delle culture»), come se Baudelaire e De Sade e Laclos fossero femministi, per non dire di Goethe o Cervantes o Dante o Petrarca, i quali, questi sciovinisti patentati, hanno preso come modelli nei loro romanzi donne bellissime, Lotte, Dulcinea, Beatrice, Laura, libri scorrettissimi, berlusconiani, speriamo che almeno la Silvia di Leopardi fosse un gran pezzo di cesso.
C'è anche Gad Lerner, a prendersela con Ricci e le veline, troppo svestite, mandate «nude» in televisione, figlie del berlusconismo, come se delle gemelle Kessler apprezzassimo l'intelligenza. Non possiamo più guardare niente, non possiamo desiderare. Gonnellone lunghe, tacchi bassi, tra poco adotteremo il burqa e sopprimeranno i siti porno, e ci processeranno come Alberto Stasi, sospettato di omicidio perché si collegava a Youporn.
Dovremmo indignarci, in quanto uomini, come fanno loro, le donne impegnate, perché sentono il sopruso delle veline, e allora, rovescio della stessa medaglia, noi dovremmo sentire il sopruso di ogni maschio che sta in televisione in quanto maschio e oggetto erotico o presunto tale, qualsiasi maschio che non spicchi per meriti intellettuali, tipo Bettarini, Costantino Vitagliano, il mutanda Zechila, che di sicuro guadagna più di me.
Io poi, in quanto scrittore, a ripensarci, sono stato cacciato dalla Bompiani perché il direttore editoriale era una donna, e anni prima rifiutato dall'Einaudi, in una collana diretta da una donna. Inoltre, siccome mi sento anche bello dentro, anni prima mi decisi ad andare in Rai con un progetto di una trasmissione letteraria, e una «raccomandazione» di Gianni Letta entusiasta dell'idea, e tuttavia fui rimandato a casa non perché, come si crede, con Berlusconi al governo, Letta come al solito non contava nulla alla Rai, piuttosto perché, ora ho capito, ero un uomo, un maschio, come invece non lo sono Simona Ventura, Antonella Clerici, Barbara D’Urso, Alessia Marcuzzi e Paola Perego. Per non dire di Alba Parietti, chiamata in televisione dalla D’Urso ogni settimana a parlare di temi culturali, e io no, perché? Perché a trentanove anni ho scritto troppi libri e troppo belli? Libri? Non parliamo della narrativa italiana e dei libri di successo, quelli vendibili, quelli letti dalle lettrici femmine, un campo dominato dalle donne, basti pensare alla Mazzantini, basti pensare a quanto ci hanno ossessionato il cuore della Tamaro e i pantaloni della Cardella e i cento colpi di spazzola della Melissa, basti pensare alla Agus, alla Vinci, alla Parrella, alla Mazzucco, alla Maraini, alla Luxuria che ora per completare l’opera se lo taglia anche, alla stessa Concita De Gregorio, la quale scrive che qui le donne fanno le escort e invece all’estero gli danno il Nobel, e tuttavia anche lei, Concita, pubblicata dalla Mondadori di Berlusconi, mentre io no, perché sono maschio. Basti pensare a tutti i maschi che scrivono libri da femmine, ai romanzi della Franceschini o della Veltroni, l'ultimo della quale, «Noi» (significa «Noi donne»), definito da Umberto Eco, con linguaggio femminile, «amabile», cinquant’anni di strutturalismo e di semiotica per arrivare a dire «amabile», l'Eco di dove lo porta il cuore. Quanto all’aborto, il figlio è solo della donna, lo partorisce lei e decide lei, tu non puoi decidere, lei lo tiene o meno, lei abortisce o meno, però appena sposati eccole con «occupati di tuo figlio», ma come, non era solo tuo, brutta stronza? Inoltre, anche a letto, ci stanno umiliando in quanto uomini, rispolverano il freudismo e l’uteranesimo del «me la gestisco io», sono loro che «la danno» o non «la danno», e quando prendono loro sei tu che prendi, l’egoismo è sempre dalla parte del maschio. Però poi sono esigentissime, e sui giornali femminili si lamentano se l’uomo è non è più abbastanza uomo, e quindi se sei dolce sei troppo dolce, se sei duro sei troppo maschio, se non sei abbastanza duro ti portano dal sessuologo per farti visitare, come se l’erezione dovesse conciliarsi ogni volta con le pari opportunità.

Riviste dove ogni settimana, da anni, parlano del calo del desiderio maschile, riviste dove ci sono rubriche dove le donne si lamentano che a lui il simbolo fallico non funzioni come dovrebbe, riviste dove ogni giorno ci umiliano e ci prendono in fallo, tanto il loro calo del desiderio mica si vede, mica si misura, e insomma, mica è giusto.

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