«Se non riavrò il mio medico mi incateno»

L’ANZIANA Era seguita da oltre 16 anni al Cps di viale Puglie, ora il suo dottore è stato trasferito in via Procaccini

«Se non riavrò il mio medico mi incateno»

«Se non mi ridanno il mio psicologo, giuro che mi incateno». Donatella Pegorin ha settant’anni suonati ma non ha perso lo spirito battagliero. Soffre di depressione da tanto tempo. «Ma giuro - assicura - non sono pazza, so quello che faccio». Da oltre 16 anni viene seguita da uno psicologo del Cps di viale Puglie, il centro psicosociale del quartiere, a un passo da casa. Una seduta alla settimana da sempre, per chiacchierare, per lavorare sugli stati d’animo, per trovare la forza e sciogliere i nodi interiori. Ora lo psicologo è stato trasferito al centro di via Procaccini, dall’altro capo della città. «Io non posso andare fino a là con i mezzi - spiega Donatella -. Soffro di artrosi e per me è un grosso problema salire e scendere dal tram». Lei che ha vissuto a Londra, lei che da giovane ha perfino fatto la comparsa per i grossi colossal all’italiana, da Ercole a Maciste. Lei che invece ora non riesce a raggiungere il suo medico e se ne sta buona buona in compagnia del suo gattone grigio.
«Non ce la faccio proprio a cambiare dottore - confida -. Per me è impensabile. Lui sa tutto di me, mi fido di lui e ne ho davvero bisogno». Donatella le ha pensate tutte. È andata a mobilitare i «pezzi grossi» dell’Asl, ha bussato alle porte del Fatebenefratelli, ha scritto lettere di fuoco contro il turn over dei medici, soprattutto di quelli che si occupano di problemi psichici. Ha perfino pensato di incatenarsi per strada talmente è forte la sua esigenza. Insomma, la verve da rivoluzionaria le è rimasta: «Io non mi fermo davanti a nulla - racconta -. Sono stata tra le prime donne a convivere senza matrimonio, una delle prime a divorziare, una delle prime a portare i pantaloni a zampa di elefante».
Signora, ci pensi bene prima di incatenarsi, le consigliamo. «Sarò penosa - risponde lei determinata - ma so perfettamente che gli scoop vanno preparati prima. Io rivoglio il mio medico e sono disposta anche a questo. Ci sono tante persone nel quartiere che erano seguite da lui e che ora si sentono perse. Ma loro, al contrario di me, non hanno il coraggio di uscire allo scoperto». Come mai i pazienti non si riuniscono in una richiesta comune? «Non piaccio molto alla gente - ammette lei - e nel palazzo in cui abito non sono vista di buon occhio perché sono un po’ strana». Sarà anche strana la signora Donatella, ma paga il prezzo che pagano in tanti: quello del turn over dei medici, quello della solitudine degli anziani. «Sì, ma non creda. Io i miei anni non li dimostro» tiene a precisare lei.

Di chi è la colpa? Di nessuno. Ma è chiaro che chi si affida a uno psicologo per oltre 16 anni, a 70 anni esita o si rifiuta di ricominciare da capo con un estraneo, di mettere nelle mani di uno sconosciuto la proprio debolezza, la propria intimità.

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